Lucrecia Martel: chi è l'argentina nominata presidente di giuria a Venezia 2019

Cinema

Andrea Cominetti

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Dalla lunga gavetta ai lungometraggi: quattro, in cui emerge una “visione del mondo esente da compromessi"

È stata scelta per presiedere la giuria della Mostra del Cinema di Venezia 2019 per la sua “visione del mondo esente da compromessi, dedita all’esplorazione dei misteri della sessualità femminile, delle dinamiche di gruppo e di classe”.

E lei, Lucrecia Martel, ha accettato la proposta definendola “un onore, una responsabilità e un piacere”, sottolineando “l’immenso desiderio dell’umanità di capire se stessa”.

Lucrecia Martel: la lunga gavetta


Ma chi è la presidente di giuria della prossima Mostra del Cinema di Venezia? Regista cinematografica e sceneggiatrice, Lucrecia Martel nasce a Salta - cittadina situata nel nord-ovest dell'Argentina ai piedi della cordigliera delle Ande, capitale dell'omonima provincia - il 14 dicembre 1966.

Compiuti gli studi all'Avellaneda Experimental e alla National Experimentation Filmmaking School a Buenos Aires, tra il 1988 ed il 1994 dirige svariati cortometraggi prima di cimentarsi in pellicole dalla durata più lunga.

Lucrecia Martel: i primi lungometraggi


Il suo primo lungometraggio è, infatti, del 2001. Si chiama «La ciénaga» e racconta di una donna sui 50 anni che vive nel nord-ovest dell'Argentina con quattro incontrollabili figli adolescenti e un marito alcolizzato. Il film, in particolare, parla del tentativo di tutti di superare la caldissima estate sudamericana in una casa di campagna che sta cadendo a pezzi.

Tre anni dopo è la volta di «La niña santa», presentato in concorso al 57esimo Festival di Cannes nel 2004. Al centro, Amalia e Josefina, due ragazze sedicenni, che, quando si trovano da sole, continuano a discutere di baci. Sembra il preludio di un grande amore, fino a che l’incontro casuale della prima con un medico segna la sua vita e le fa scoprire la forza della sua vocazione.

Lucrecia Martel: gli ultimi lungometraggi


Del 2008 è, invece, «La mujer sin cabeza», che mette al centro l’angoscia di una donna, che, viaggiando in autostrada, si distrae e colpisce qualcosa. Sul momento non si ferma, ma nei giorni seguenti il pensiero è fisso, al punto da costringerla a confessare tutto al marito e a tornare sul luogo dell’incidente, dove trova la carcassa di un cane.

L’ultimo lungometraggio diretto finora da Martel è di nove anni successivo, del 2017, e si chiama «Zama». Basato sull'omonimo romanzo storico di Antonio Di Benedetto, pubblicato in Argentina nel 1956, è ambientato nel XVIII secolo e narra la storia di un ufficiale di nome Don Diego de Zama, nato in Sud America e confinato in Paraguay per volere della Corona Spagnola.

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