Omaggio a Philip Seymour Hoffman

Cinema
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Per ricordare il grande attore, scomparso esattamente cinque anni fa, Sky Cinema Cult gli dedica la programmazione della serata con tre film: Il dubbio, La spia – A Most Wanted Man e Truman Capote  - A Sangue Freddo. Appuntamento sabato 2  febbraio dal preserale alla seconda serata

L’omaggio di Sky Cinema Cult

Il 2 febbraio 2014 moriva a New York il pluripremiato attore Philip Seymour Hoffman. A 5 anni dalla scomparsa, Sky Cinema Cult gli dedica un omaggio con tre film dal preserale alla seconda serata. Apre la programmazione IL DUBBIO, dramma ambientato tra le mura di una chiesa che affronta l’argomento della pedofilia con le eccezionali Meryl Streep e Amy Adams. In prima serata si passa a una delle sue ultime interpretazioni con LA SPIA - A MOST WANTED MAN, spy-thriller tratto dal romanzo di John Le Carré, in cui interpreta un agente segreto che deve indagare su un misterioso immigrato di origini russo-cecene. Chiude la programmazione TRUMAN CAPOTE - A SANGUE FREDDO, per cui Hoffman nei panni dello stravagante scrittore fu premiato con l’Oscar® e il Golden Globe come miglior attore protagonista.

La morte

Icona del cinema americano indipendente, attore feticcio di alcuni dei maggior talenti hollywoodiani dell'ultima generazione (da P.T. Anderson ai Fretelli Cohen), esteta raffinato e attore colto acclamato in scena e in palcoscenico, Philip Seymour Hoffman se ne è andato davvero troppo presto, esattamente 5 anni fa. Era il 3 febbraio del 2014 quando il mondo intero si fermò attonito alla notizia che l’attore era stato trovato senza vita nel suo appartamento di New York con una siringa nel braccio sinistro. Causa del decesso: overdose di eroina. Philip era l’attore impegnato, l’eterna promessa della sua generazione concretizzatasi solo in età matura con pellicole come The Master ma che non disdegnava comunque ruoli secondari in blockbuster come Hunger Games: Il canto della rivolta.

Chi era

Fisico imponente, conclamata allergia allo sport dopo un incidente ai tempi della scuola, gusti da newyorchese di estrazione europea (aveva sangue tedesco, inglese, scozzese e olandese), Hoffman è celebre prima di tutto per la magistrale interpretazione di Truman Capote nel film omonimo del 2005. Quella volta strappò a furor di voti la vittoria all'Oscar e ben 29 premi in una sola stagione: ma la sua carriera veniva da lontano e molto lontano lo avrebbe portato. Figlio della middle class (la madre è ancor oggi giudice nella contea di Rochester), abbandonato dal padre a 9 anni, secondo di quattro figli, studia teatro e si diploma alla Tisch di New York nel 1989 e debutta al cinema due anni dopo con un altro genio incompreso del cinema indipendente, Amos Poe, in "Triple Bogey on a Par Five Hole".

L’incontro della vita

L'incontro della vita è però con P.T. Anderson che lo sceglie nel 1996 in ''Sidney'' e poi, per un ruolo importante, in "Boogie Nights". Da allora apparirà in tutti i film del regista (ad eccezione de "Il petroliere"). Con la pellicola "The Master" vinse la Coppa Volpi a Venezia e ricevendo anche una candidatura all'Oscar. Dopo esperienze teatrali nell'Off Broadway e in tv (tra l'altro nel cast di "Law & Order"), si fa conoscere dal grande pubblico nel 1998 con una formidabile doppietta: "Il grande Lebowsky" dei fratelli Cohen e "Happiness" di Todd Solontz.

Il successo

Da allora la carriera è tutta in discesa con i grandi registi della nuova onda americana che fanno a gara per averlo in squadra: da Anthony Minghella ("Ritorno a Cold Mountain") a Cameron Crowe ("Quasi famosi"), da David Mamet ("Hollywood, Vermont") a Spike Lee ("La 25ma ora"). Dopo l'Oscar di "Truman Capote: a sangue freddo" in cui lo dirige Bennett Miller, sara' pero' un "grande vecchio" come Sidney Lumet a offrirgli l'interpretazione della vita: il drammatico, debole e disperato criminale di "Onora il padre e la madre" presentato nel 2007 dal festival di Roma. Di recente molti lo ricorderanno come lo spietato guru politico di "Le idi di marzo" per la regia di George Clooney e perfino per la partecipazione alla saga di "Hunger Games" di cui avrebbe dovuto interpretare anche il prossimo capitolo. In carriera ha interpretato 63 ruoli, ma molti di più sono quelli cui ha dato corpo e voce in teatro, con scelte spesso scomode ma sempre lodate dalla critica e coronate nel 2000 dal Tony Award. Aveva voce calda e carismatica, tanto che spesso veniva accostato a Orson Welles, un moderno Falstaff a cui la sorte non ha regalato il piacere dell'ultimo applauso.

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