Marianne Mirage, tra Copacabana, Paolo Genovese e Oliver Stone: L'INTERVISTA

Cinema

Fabrizio Basso

Marianne Mirage (foto di Giulia Masci)
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Musicista nell'anima, Marianne Mirage, artista di casa Sugar, affronta l'estate a ritmo di Copacabana, confermando il suo approccio musicale per immagini che la ha portata a lavorare con Paolo Sorrentino e Pupi Avati. E che a breve le farà incontrare Oliver Stone. La abbiamo INTERVISTATA

(@BassoFabrizio)

Con le parole la musica può sedurre il cinema molto di più di quanto le immagini possano sedurre la musica. Perché la musica sta sempre in piedi da sola, le immagini silenti possono zoppicare. Geniale nell'incantare il cinema con la sua arte musicale è Marianne Mirage, scuderia Sugar, da poco fuori col singolo Copacabana Copacabana e prossima ospite, insieme a Oliver Stone, del Magna Grecia Film Festival in programma a Catanzaro Lido. Nell'attesa la abbiamo intervistata.

Marianne quale è la sua formula magica.
Sono le parole, quell'attenzione speciale che le unisce che dà lo stesso valore a un brano come The Place come a Copacabana Copacabana.
Quest'ultimo un brano distante dal suo genere, ha una bella base elettronica.
L'obiettivo è, essendo in estate, di dare un po' di leggerezza ai miei fan, alla Curva Mirage: dare loro la possibilità di staccare i pensieri. C'è un velo di melanconia ma anche il racconto della mia estate.
Perché il Brasile?
Forse perché non ci sono mai stata.
Un po' come il veronese Emilio Salgari che ha raccontato avventure esotiche senza mai essere uscito dalla sua città?
Il concetto è quello. Anche Paolo Conte ha scritto canzoni immortali su luoghi che non ha mai visitato. Trovo affascinante poter liberare la fantasia in questo modo. Poi magari un giorno andrò in Brasile e scriverò di paesaggi francesi.
Paolo Genovese?
Mi ha conosciuto nel 2017 quando ho partecipato al Festival di Sanremo. E' rimasto affascinato dal mio album Quelli come me: mi disse che prima o poi avremmo collaborato.
Ed è stato di parola. Come è andata con The Place?
Mi ha mandato la sceneggiatura, nessuna immagine, niente film. Mi ha detto di pensare qualcosa e mandargliela. Quando ha ascoltato The Place mi ha detto che era perfetta.
Immaginiamo la sua felicità.
Enorme. Genovese con la sua arte e la sua esperienza mi ha guidata nella giusta direzione. E, a rendere ancora più grande la soddisfazione c'è che ho avuto la nomination sia ai David di Donatello che ai Nastri d'Argento. Per essere il mio debutto nella musica da film non male, vero?
Certo. Poi è arrivato Pupi Avati.
Ho scritto musica per un film per la televisione. Mi ha chiamato Caterina Caselli, mi ha spiegato la situazione e per me è stato uno shock: io di cesena collaborare con il maestro del cinema di Bologna. Che gioia!
Difficile comporre per il cinema?
Guardi io mi faccio i film mentre lavoro. La musica è un film. Se la storia si ispira a un libro può bastare la lettura per evocare suggestioni. Poi è il pubblico che valorizza il personaggio.
Come si crea una emozione?
The Place narra di persone che perdono l'anima e io canto have you seen my soul?...hai visto la mia anima. Questo è il potere evocativo della musica.
Ora va al Festival de Cinema della Magna Grecia.
E avverrà un altro piccolo miracolo. C'è Oliver Stone.
Cosa rappresenta per lei?
Un inizio il suo film U Turn che vidi quando avevo otto anni resta il mio film preferito. Incontrarlo sarà come quando ho condiviso il palco con Patty Smith.
Un colonna sonora per lei importante?
Quella di Arancia Meccanica di Stanley Kubrick. Immagini forti, violente accompagnate dalla levità della musica classica. Poi penso a Chet Baker e a quanto il jazz sia legato al cinema. Ci sono tante idee da prendere ed elaborare, bisogna creare una avanguardia nell'uso dei suoni.
A proposito di suoni: il nuovo disco?
Non c'è una data, ci sto lavorando. Agosto a Milano aiuta a concentrarsi sulla scrittura. Ipotizzo inizio 2019.
Se invece le proponessero un ruolo da attrice?
Ne sceglierei uno lontano dalla mia quotidianità. Vedo tante serie tv con donne con la pistola in tasca. Vorrei essere in una storia in un futuro lontano. Vorrei essere una aliena!


 

 

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