Omaggio a Sydney Pollack su Sky Cinema Classics

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Il 26 maggio 2008 ci lasciava il regista, attore e produttore cinematografico statunitense Sydney Pollack, premiato con l’Oscar® per la Miglior regista per La mia Africa nel 1985. Nel decimo anniversario della scomparsa, Sky Cinema Classics gli rende omaggio, venerdì 26 maggio alle 18.55 con COME ERAVAMO, la love story tra Robert Redford e Barbra Streisand sullo sfondo dell'America dagli anni 30 che nel 1973 ha ottenuto l’Oscar® per la Miglior canzone e la Miglior colonna sonora

Il 26 maggio del 2008 ci lasciava uno dei più grandi registi americani del ‘900: Sydney Pollack, premio Oscar per la mia Africa del 1985. Nel decimo anniversario della sua scomparsa, Sky Cinema Classics rende omaggio al grande regista con Come eravamo, la love story tra Robert Retford e Barbra Streisand sullo sfondo dell’America degli anni 30 che nel 1973 ha ottenuto l’Oscar per la Miglior canzone e la Miglior colonna sonora.

Figlio di un immigrato ebreo-russo, ha avuto una vita segnata da drammi familiari: la madre morì giovanissima, distrutta dall'alcool, quando Sydney aveva appena 16 anni e il suo primo figlio perì in un disastro aereo nel 1993. La sua carriera gli regalò grandi successi, ma anche pochi riconoscimenti assoluti poiché' nei momenti di maggiore popolarità si vide sbarrare la strada da concorrenti formidabili. Ha vinto due Oscar (miglior film e migliore regia) per La mia Africa (1986) oltre a un premio alla Carriera (Pardo d'onore a Locarno nel 2002). Due suoi titoli (Come eravamo su Sky Cinema Classics, venerdì 26 maggio alle 18.55) e La mia Africa) figurano tra i primi 100 nella classifica dei film d'amore più amati dagli americani e un altro (Tootsie) è addirittura al secondo posto nella categoria delle commedie, subito dopo l'immortale A qualcuno piace caldo.

Regista dallo stile variegato e mutevole, produttore di talento, attore caratterista ricercatissimo per la naturalezza con cui occupava la scena (Stanley Kubrick ricorse a lui nella burrascosa avventura di Eyes Wide Shut dopo l'abbandono di Harvey Keitel), Pollack è stato un autore tanto personale quanto difficilmente inquadrabile. Così è stato per il melodramma sociale (Non si uccidono così anche i cavalli, 1969), per la fine del western (Corvo Rosso non avrai il mio scalpo, 1972), per la commedia romantica (Come eravamo, 1973), per la spy story (I tre giorni del Condor, 1975), per il cinema di denuncia (Diritto di cronaca, 1981), per la commedia (Tootsie,1982), per il kolossal (La mia Africa, 1985).

Arrivato a New York nel 1952, studiò recitazione e regia con Saindford Meisner alla Neighborhood Playhouse School of the Theatre. John  Frankenheimer lo chiamò nel 1960 per affiancarlo nel lavoro televisivo a Los Angeles. In quella nuova fucina di talenti che era la tv, Pollack si affermò affiancando alla professionalità tecnica una solida formazione organizzativa. Data dei primi anni '60 anche la più forte delle sue amicizie, con l'esordiente Robert Redford cui avrebbe dato i ruoli più belli e che avrebbe affiancato, più tardi, nella creazione del Sundance Institute. Il cinema che hanno realizzato è stato segnato da quell'amicizia e intesa. Democratici convinti, pienamente inseriti nel sistema produttivo, ma capaci di controllarlo e piegarlo alla propria idea di cinema, Pollack e Redford occupano da soli la scena degli anni '70.

L'idea forte di Pollack era che la cultura americana andava rivisitata e rinnovata tramite il cinema. Il suo primo mentore, fin dal debutto a Hollywood, era stato Burt Lancaster che lo volle a curare il doppiaggio americano de Il Gattopardo. I suoi ultimi anni di carriera furono costellati di 'divertimenti privati' (come il remake di Sabrina, 1995), la collaborazione con Harrison Ford (culminata in Destini incrociati, 1999), l'incursione nel documentario (il ritratto di Frank Gehry nel 2005), il ritorno al vecchio amore del cinema politico (The interpreter, 2005), successi produttivi, il ritorno alla tv (anche come attore in Will & Grace). Hollywood lo vedeva come il perfetto regista per le star, ma non si accorse mai che l'anima sinceramente democratica del regista gli faceva usare i grandi divi e le grandi storie per dare una diversa coscienza critica e civile al proprio paese.

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