IL CINEMA CHE NON CONOSCI: Un sogno chiamato Florida

Cinema

M.Beatrice Moia

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Il cinema che non conosci si propone di aiutare a far scoprire quei film “minori” che, per budget o per scelte tematiche, rimangono un po’ nell’ombra mentre meriterebbero di avere spinte promozionali più significative e impulso distributivo più ampio e convinto. Come Un sogno chiamato Florida di Sean Baker, in questi giorni al Cinemino di Milano . A seguire la recensione  del film.

Moonie ha solo sei anni ma la sua vita è già molto impegnativa. Con i suoi amici, Scooty e Jancey, si trova spesso a gustare toast and jelly. Tutti comodamente seduti sui rami accoglienti dell’albero preferito da Moonie. Oppure i tre sono impegnati in una faticosa caccia ai fantasmi nella casa abbandonata che, come dice Scooty, devono aver costruito almeno cento anni fa. Una volta decidono di andare alla ricerca del tesoro che si trova ai piedi dell’arcobaleno. Ma Jancey avverte che bisogna stare attenti allo gnomo che lo custodisce perché è molto cattivo. No, non vivono a Disneyland, anche se il grande sogno di tutti i piccoli è davvero a poca distanza da casa. Ma a loro non importa, basta la fantasia. E quando c'è l'innocenza del sogno si può vivere di avventure anche in una squallida periferia di una cittadina della Florida. Un non-luogo popolato di fast food, centri commerciali e assurdi motel come il Magic Castle Hotel dalle pareti fucsia, dove vivono Moonie e Scooty o il Futurland Hotel, dove vive Jancey.

È l’America delle contraddizioni più stridenti. L’America in cui un’autostrada divide la miseria dall’agiatezza. Da una parte i poveri al Magic Castle Hotel, dall’altra i ricchi che si divertono a Disneyland. Entrambi nomi fantastici. Come a dire: che tu sia ricco o povero, in Florida puoi vivere come in un sogno. Dipende dai punti di vista. E se sei una bambina di sei anni il punto di vista non può che essere positivo. Anche se abiti in una camera d’albergo impestata dal fumo delle sigarette di tua madre ventenne, sballata e confusa. Ma tu l’adori. È la tua mamma. Vive di espedienti, nessuna preoccupazione etica o educativa, ma nonostante tutto ti vuole bene, ti compra pizza e coca cola tutti i giorni e scatta insieme a te selfie in bikini davanti allo specchio del bagno. Ti lascia ruttare in pubblico e dire parolacce agli adulti. Proprio come un animaletto selvatico. Perché in fondo Moonie e i suoi amici sono questo, bambini primitivi ma autentici che vivono di istinti ed emozioni inseguendo un sogno dietro l’altro, lasciando scorrere l'immaginazione lungo i percorsi della purezza e dell’entusiasmo. Perché, anche quando tutto intorno crolla, quando la famiglia rischia di essere presenza più dannosa che benefica, Moonie e i suoi amici sanno che le porte del castello di Disneyland sono sempre aperte per chi sa sognare.

 

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