Un anno fa il cinema perdeva un grande autore contemporaneo, il regista Jonathan Demme. Sky Cinema Max vuole ricordarlo trasmettendo il 26 aprile in seconda serata un capolavoro che lo ha reso celebre: Il silenzio degli innocenti, il thriller con Jodie Foster nei panni di una recluta del FBI e con Anthony Hopkins in quelli dell’inquietante serial killer Hannibal Lecter.
Il 26 aprile 2017 moriva a New York il regista, sceneggiatore e produttore cinematografico Jonathan Demme. Ad un anno dalla scomparsa di uno tra i più importanti autori del cinema contemporaneo, Sky Cinema Max lo ricorda in seconda serata con il film che lo ha reso celebre e che nel 1992 gli valse il premio Oscar per la Miglior regia: Il silenzio degli innocenti. Il thriller con Jodie Foster nei panni di una recluta del FBI e con Anthony Hopkins in quelli dell’inquietante serial killer Hannibal Lecter. È con Il silenzio degli innocenti, che Jonathan Demme fa il salto di qualità e diviene un regista di riferimento a Hollywood. Grazie al talento dei suoi interpreti, Anthony Hopkins nel ruolo di Hannibal Lecter e Jodie Foster in quello della recluta Clerice Sterling, e una tensione che non ha fatto dormire più di una generazione, Demme ha realizzato un film che l'American Film Institute ha inserito nella lista dei primi cento migliori della storia. La pellicola riscrive i codici di un genere diventato probabilmente l’unico thriller/horror a vincere un Oscar.
Molto utilizzata dal regista Demme è l’uso della soggettiva in moltissime inquadrature in cui l’obiettivo si sostituisce all’agente Starling (Jodie Foster), intenta ad esplorare lunghi corridoi delle carceri, oppure nella sequenza finale al buio quando la macchina da presa è una contro-soggettiva dell’assassino con il visore notturno colorato di verde smeraldo. Questa prossimità e immediatezza di sguardo, hanno trasformato Il silenzio degli innocenti in una pietra miliare del cinema di genere, aperto alle masse, preconizzatore del filone serial killer su grande schermo, poi diventato sport praticato da mille cineasti amatoriali.
Con ammirevole equilibrio tra approccio d’autore e gusto mainstream, Jonathan Demme ha saputo interpretare le mutazioni nel cinema americano tra i Settanta ad oggi con grande bravura e intelligenza, calandosi ogni volta nella sua multiforme realtà con piglio umanista e personale. Ha saputo rileggere i generi con sensibilità moderna, si è dedicato al documentario con dedizione e coraggio, ha ridisegnato l’immaginario popolare arricchendolo di figure indimenticabili, sullo sfondo di un paesaggio americano vivace e inquieto, in perenne trasformazione, ma sempre vero, riconoscibile, non ancora passato sotto gli artifici del postmodernismo.