Io faccio il morto: un attore fallito si improvvisa detective

Cinema
io_faccio_il_morto_immagine

Sabato 21 aprile alle 21.00 su Sky Cinema Passion  - François Damiens (La famiglia Bélier), recita il ruolo di attore comico di scarso successo che si trova al centro di una coinvolgente commedia poliziesca. Proprio la fatica di sbarcare il lunario con la recitazione, lo convince ad accettare una proposta strana: aiutare la polizia a ricostruire le scene del crimine recitando la parte del morto. L’ossessione di Jean per i dettagli impressiona gli investigatori e lui si ritrova presto ad avere una parte rilevante in un’indagine importante

Mestiere difficilissimo quello dell’attore. Recitare è prestare il proprio corpo e la propria voce ad un personaggio, oppure diventare addirittura quello stesso personaggio? Quali sono i limiti da non superare per non rischiare disturbi della personalità? E quali quelli da oltrepassare per forza, pena la poca credibilità dell’interpretazione? Celebre la vicenda dell’attrice Shelley Duvall, ora settantenne, i cui gravi disturbi mentali sarebbero stati favoriti dal clima respirato sul set di Shining proprio per il patologico coinvolgimento nella parte recitata. Ma cosa succede se ci si cala totalmente in un personaggio nella vita vera, senza il supporto della finzione del palco o della telecamera?

È quello che capita a Jean Renault, attore di scarso talento che, pur di lavorare accetta di “interpretare” la vittima di un terribile omicidio per aiutare la polizia nella ricostruzione delle dinamiche. Infatti, frustrato e depresso, in piena crisi professionale e, come se non bastasse, lasciato dalla moglie, implora un ruolo qualsiasi all'ufficio di collocamento. Accetta così di "fare il morto" sulle scene del crimine. Spedito in una decadente località montana, dove è stato commesso un triplice omicidio, Jean si dimostra subito disponibile e zelante. Scrupoloso e impavido, entra perfettamente nella parte. Consapevole di non essere su un palcoscenico diventa a tutti gli effetti il personaggio che interpreta, con zelo maggiore di quello che servirebbe a teatro. E, in barba al metodo brechtiano secondo cui si dovrebbe essere ambasciatori senza interiorizzare il ruolo, Jean assorbe totalmente la personalità e le emozioni della vittima. Sul set capisce sempre meglio come reagire, dove andare, come muoversi e dove cercare. Così presto risolverà il caso e ridiventerà protagonista della sua vita.

Spettacolo: Per te