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Agnus dei di Anne Fontaine, una storia di donne forti

Cinema

Sabato 3 Febbraio alle 21.00, su Sky Cinema Cult, Agnus dei di Anne Fontaine.

Polonia, 1945. Una dottoressa francese si trova a fare visita a un convento benedettino e scopre che molte suore sono rimaste incinte, dopo essere state violentate dai soldati russi durante un’irruzione. Nonostante l’episodio feroce, grazie alla dottoressa, le suore sapranno trovare la gioia nella maternità.

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Raccontare le donne forti, le donne vere, le donne che combattono. Le donne  prime vittime delle guerre. Le donne come trofei da ostentare dopo essere state, talvolta, conquistate come bottini. Le donne di Agnus Dei sono religiose benedettine in attesa di partorire il frutto di un violento stupro. È la storia di maternità forzate, vissute come onta imperdonabile  nel tentativo innaturale di reprimere il sentimento d’amore che nasce insieme al figlio . Purtroppo si tratta di una storia vera. Romanzata, certo, ma senza eccessivi orpelli descrittivi.

Siamo in Polonia, nel 1945. Mathilde Beaulieu è un giovane medico francese della Croce Rossa. Quando una suora polacca cerca il suo aiuto, Mathilde la segue in convento. Numerose religiose, violentate dai soldati russi nel corso di una brutale irruzione, sono rimaste incinte e sono sul punto di partorire. Mathilde è tenuta a mantenere il segreto professionale,  così le visite al convento possono avvenire di notte.  Per la giovane dottoressa i rischi non sono pochi. Atea per tradizione familiare e anche per convinzione personale, riesce gradualmente a superare le paure e le diffidenze delle monache. Arriva anche a instaurare un rapporto profondo con una di loro, suor Maria, a cui cerca di far comprendere come il rispetto della legge di natura, con i suoi cicli, possa anche non rappresentare un’offesa al voto di castità.  

Mathilde si trova intrappolata in un insormontabile conflitto morale  nel tentativo di portare aiuto alle suore, non solo nel parto. Le religiose, infatti, si trovano a vivere profondi conflitti interiori:  sensi di colpa, disperazione, desiderio di maternità che arriva fino a mettere in discussione la fede e tutto quello in cui avevano creduto fino a quel momento. Il film non si pone l’obiettivo di dare risposte e non vuole ipotizzare come migliore nessuna posizione.  Anne Fontaine celebra anzi il dubbio e l’accettazione dell’imprevisto come condizione necessaria per vivere la sfaccettata molteplicità della natura umana.