Marina Ripa di Meana, la ribelle dal cuore animalista: il ricordo

Cinema

Fabrizio Basso

Marina Ripa di Meana
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Se ne è andata Marina Ripa di Meana, una delle donne più affascinanti, discusse, combattive e socialmente impegnate degli ultimi 50 anni. La ricordiamo attraverso le sue incursioni nel cinema e altri momenti speciali di una vita intensa e...speciale

(@BassoFabrizio)

Alberto Moravia
e Goffredo Parise come testimoni di nozze. Non poteva essere una vita ordinaria quella di Marina Ripa di Meana, nata Marina Elide Punturieri e poi diventata Lante Della Rovere prima dell'ultimo cognome. Se ne è andata la vigilia della Befana, il 5 gennaio 2018, consapevole che la sua sana follia era agli sgoccioli. Ai suoi amici ha detto che quello passato sarebbe stato il suo ultimo Natale. Da tempo combatteva con quello che Giuseppe Berto ha chiamato il Male Oscuro. Per chi oggi veleggia tra i 40 e i 50 anni è stata, e resterà, un donna di grande fascino, erotica e seducente. Una donna di cultura, capace di calamitare sguardi e pensieri. Il suo mito ha iniziato a germogliare negli anni Sessanta quando è diventata una protagonista di quella stagione che, Edoardo Vianello, definì un'estate durata dieci anni. Tra i suoi amici anche Mario Schifano e Tano Festa.

La sua vita è stata così intensa che ha scritto un libro intitolato I miei primi 40 anni che è diventato film, con Marina interpretata da una bellissima Carol Alt; lo stesso avviene col libro successivo, La più Bella del Reame: ancora un film e sempre con Carol Alt. L'arte, Marina Elide, l'ha attraversata e toccata in tutte le sue forme. Ci piace ricordarla, oggi, insieme a Tomas Milian in Assassinio sul Tevere dove interpreta Eleonora Ruffini, la moglie di un proprietario terriero. Nel 1992 si mette dietro la macchina da presa e diventa regista: il film è Cattive Ragazze e come protagonista sceglie Eva Grimaldi, al suo fianco una acerba ma ammaliante Florence Guerin. La sceneggiatura vede come protagonisti un gigolò di nome Brian e Alma, una neo-divorziata: sono inseguiti, rispettivamente, da una ex fidanzata e una sua complice, e dalla suocera malata di mente dell'ex marito. Durante il week-end in cui scappano dovranno tollerare la presenza delle tre donne e, tra sparatorie e inseguimenti, alla fine Alma rimarrà l'unica superstite.

E' inquieta, Marina, soprattutto quando scende in campo in difesa degli animali e contro le pellicce. Una scelta che segnerà la sua esistenza negli ultimi vent'anni. Lei salì sulle barricate animaliste nel 1995 con una campagna che tutt'oggi viene citata a simbolo di una causa: diventa ambasciatrice in Italia dell'IFAW (International Fund for Animal Welfare - USA) per la quale realizza una campagna pubblicitaria completamente nuda, con una folta peluria sul pube e la scritta "L'unica pelliccia che non mi vergogno di indossare". Partecipa, in Italia e in altri Paesi, a varie campagne contro lo sterminio dei cuccioli delle foche, contro l'uso per moda e vanità delle pelli e delle pellicce, contro le corride, contro gli esperimenti nucleari francesi nell'atollo di Mururoa, contro lo sventramento del Pincio, contro la chiusura dell'Ospedale di San Giacomo nel cuore di Roma e, recentemente, si impegna per la diagnosi precoce dei tumori. Il male oscuro le viene diagnosticato nel 2002. Lo affronta guardandolo negli occhi, la vita gli ha insegnato a non abbassare mai lo sguardo e lei lo tiene alto fino all'ultimo bagliore di vita. 

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