Una Questione di Karma unisce Fabio De Luigi ed Elio Germano

Cinema

Edoardo Falcone ha messo insieme una strana coppia, formata da Elio Germano e Fabio De Luigi per il suo nuovo film. Sarà stata una... Questione di Karma? Questo il titolo della pellicola che sarà sugli schermi italiani a partire dal 9 marzo.   Nel cast sono presenti Daniela Virgilio, Valentina Cenni, Massimo De Lorenzo, Corrado Solari, Isabella Ragonese, Philippe Leroy, Eros Pagni e Stefania Sandrelli.


Guarda il video di Kikapress, il trailer del film e le clip trattte dalla pellicola


La Trama di Questione di Karma

Giacomo (Fabio De Luigi) è lo stravagante erede di una dinastia di industriali: la sua è una vita segnata dalla scomparsa del padre quando era molto piccolo e, più che interessarsi all’azienda, preferisce occuparsi delle sue mille passioni. L’incontro con un eccentrico esoterista francese, però, cambia le sue prospettive: lo studioso infatti afferma di aver individuato l'uomo in cui si è reincarnato suo padre. Trattasi di tal Mario Pitagora (Elio Germano), un uomo tutt’altro che spirituale, interessato solo ai soldi e indebitato con mezza città. Questo incontro apparentemente assurdo cambierà la vita di entrambi.


Le Note del regista Edoardo Falcone

Sarebbe bello poter sistemare le cose lasciate in sospeso con una persona che non c’è più. Riannodare i fili della memoria, colmare i vuoti. Questione di Karma nasce da quest’idea. Da quel costante senso di perdita che accompagna le nostre vite e con il quale tutti dobbiamo, prima o poi, fare i conti.

Ecco allora i nostri due protagonisti: un uomo che non vuole crescere, orfano da quando era bambino, che pur di recuperare il rapporto con quel padre che non c’è più, si affida ad un’antica credenza indiana. E un simpatico cialtrone, pieno di debiti e belle speranze, che, suo malgrado, si ritrova ad essere la “reincarnazione” di quel padre. Un’anima pura e un opportunista - due mondi totalmente opposti - che, grazie a quello strano incontro, avranno forse la possibilità di rinascere e diventare persone migliori.

Questione di Karma, pur partendo da un assunto quasi metafisico, in realtà vuole essere solo una commedia “umana”. Nel vero senso della parola. Al centro la necessità di raccontare l’essere umano, quel microcosmo unico nel suo genere, semplice e complesso, dove ogni giorno si alternano senza soluzione di continuità piccole miserie a improvvisi slanci di generosità. 

 

Proseguendo il discorso iniziato con Se Dio vuole, mi piaceva tornare ad affrontare temi universali. In questo caso: il tempo che passa, la necessità di trasformarsi per continuare a vivere, l’eterno bisogno di amare e sentirsi amati, e molti altri. Il tutto ovviamente senza mai rinunciare all’ironia e alla leggerezza.

 

In questa avventura ho avuto la fortuna di avere come compagni due attori strepitosi come Elio e Fabio, che hanno deciso di mettersi in gioco, stravolgendo l’immagine a cui ci hanno abituato, in una divertente e divertita inversione di ruoli. Insomma i migliori interpreti che mi potessero capitare, perché esattamente come i personaggi a cui danno vita, sono capaci di cambiare ma, soprattutto, non hanno paura di farlo.

 




L'  Intervista ad Elio Germano

 

 

Che cosa le è piaciuto di questo progetto?

"Nelle mie scelte professionali cerco sempre di non ripetermi. Ultimamente mi era capitato di aderire, però, sempre più spesso a progetti drammatici e leggendo la sceneggiatura di Edoardo Falcone e Marco Martani ho capito che avevo di fronte la possibilità di dar vita a qualcosa di diverso, rispetto ai miei ruoli precedenti ma anche a tante recenti commedie. Già in fase di scrittura si percepiva bene le caratteristiche del mio personaggio, Mario Pitagora: non si puntava a un umorismo facile, da battuta, ma si faceva un preciso rimando a tanti classici cialtroni della grande commedia all’italiana del passato. Ruoli che però, in fondo, rivelano una profonda umanità al di là della redenzione obbligatoria di tante storie a lieto fine".

 

 

 

Chi è il Mario Pitagora che interpreta?

"È un trentacinquenne romano senza particolari qualità, furbo, mitomane e piuttosto cinico, che costruisce tutti i suoi affetti, a partire da quelli familiari, sulla base del denaro. Cerca da una vita di fare il businessman senza mai esserne all'altezza e tutto, intorno a lui, è piuttosto ‘scassato’, dall'automobile alla vita affettiva. Nel suo tentativo di portare avanti un modello umano vincente, ha accumulato continui fallimenti, è regolarmente inseguito dai creditori ma non si dà per vinto, e continua a inseguire vanamente successo e denaro. L'incontro con un uomo sensibile e buono come Giacomo, gli mette di fronte il suo opposto speculare, l'esatto contrario del modello del vincente rampante e spietato: si tratta di una persona che riempie la sua vita di altri interessi: è colto, raffinato, si occupa di cultura, di filosofia orientale e di esoterismo ed è una persona pronta a dare senza chiedere nulla in cambio. A Mario tutto questo non sembra vero, grazie a quell'uomo che gli sembra solo uno stupido, la soluzione dei suoi problemi sembra all'improvviso a portata di mano e decide così di sfruttare a modo suo la situazione. Col passare del tempo, però, tutti i suoi tentativi di trarne profitto risultano fallimentari fino a quando finirà col capire che forse quell'uomo ai suoi antipodi non è affatto uno sprovveduto e si ritroverà, così, a cambiare profondamente dando vita ad un rapporto umano inaspettatamente leale, sincero e importante".

 


A chi somiglia Mario Pitagora?

 

"Ho ritrovato in lui le caratteristiche di certi personaggi interpretati da Alberto Sordi, Gigi Proietti e Carlo Verdone. C'è un connotato innegabile del romano cialtrone, che si finge uomo di mondo e di affari ma che - in realtà - vive di espedienti sfruttando gli altri. Per me è una maschera eterna della commedia dell'arte, un carattere che si aggancia evidentemente a quel genere nobile della nostra commedia degli anni 60 e 70"

 

Quali sono secondo lei le qualità principali di Edoardo Falcone?

"È un regista che si batte molto per la sua storia e per restituire la sua idea di fondo così come l'ha pensata. Aveva chiaro in mente il montaggio e il percorso del suo film, molto prima di iniziare a girarlo. Nelle settimane precedenti alle riprese ci siamo parlati a lungo confrontandoci apertamente. Edoardo è un autore molto attento alla scrittura e anche ad una certa musicalità del racconto. È per questo che alla fine il copione si è rivelato piuttosto ricco, articolato e preciso, anche se poi quando ci siamo ritrovati sul set inevitabilmente sono venute fuori alcune idee che hanno arricchito il personaggio da un punto di vista umano".

 

E con Fabio De Luigi come è andata?

"C'eravamo incontrati qualche anno fa sul set del film di Gabriele Salvatores "Come Dio Comanda", in un contesto completamente diverso perché si trattava di un "noir". Sono da tempo un suo grande suo fan, mi diverte sempre molto ma credo che questa volta si sia messo più in gioco del solito. Lo stesso è accaduto a me: in fondo noi attori abbiamo sempre di fronte una sorta di "gioco della reincarnazione" per cui ci trasformiamo ogni volta, nelle situazioni più disparate, in qualcuno diverso da noi. In questo film io e Fabio indossiamo entrambi panni per noi poco comuni, è come se ci fossimo reincarnati in due personaggi opposti dai nostri soliti, lontani dalla nostra immagine abituale, ammesso che ce ne sia una. Devo dire che mi sono divertito molto non solo con De Luigi ma con tutti, ad esempio mi sono ritrovato a girare per la quarta volta con Isabella Ragonese ed è sempre un piacere che si rinnova anche se qui recitiamo insieme in una commedia brillante. Stefania Sandrelli, poi, per me è sempre stata un’icona. Ha fatto tanti film che rappresentano la storia del cinema italiano: "Novecento" o "C'eravamo tanto amati”, solo per citarne un paio. Nelle pause di lavorazione la "perseguitavo" bonariamente cercando sempre di farmi raccontare da lei degli aneddoti. È un'attrice e una donna capace di essere sempre schietta e diretta, è sempre a suo agio con la commedia grazie anche alla sua vaghezza lunare e alla sua grande autoironia. Ero ovviamente pazzo di gioia per la possibilità di recitarle accanto ma provavo anche un certo "straniamento" nel giocare alla pari con lei, un grandissimo onore avere come interlocutrice una persona così geniale e incredibile".

 

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