Che strano chiamarsi Federico! Scola racconta Fellini

Cinema

Nel 20° anniversario della scomparsa del grande regista, Ettore Scola racconta l'amico e l'artista con un docu-film-ricordo fuori concorso alla 70^ Mostra del Cinema di Venezia. In sala dal 12 settembre. GUARDA I VIDEO

Dopo 10 anni senza film, Ettore Scola torna a Cinecittà e lo fa con un docu-film dal titolo "Che strano chiamarsi Federico!", omaggio al suo grande amico e compagno di viaggio nella vita, Federico Fellini. Il titolo del film che prende spunto da una bellissima poesia di Federico Garçia Lorca, è una sorta di un viaggio nel tempo dei ricordi e dei frammenti, che parte dal racconto della loro conoscenza al giornale Marc’Aurelio nei primi anni 50, dei loro incontri, degli amici comuni come Maccari, Sordi, Mastroianni, delle visite sui set dei rispettivi film di Cinecittà, del Teatro 5 e di altre vicinanze che hanno cementato e fatto durare nel tempo la loro amicizia.

Un film corredato dai materiali di repertorio d’epoca, scelti dagli archivi delle Teche Rai e dell’Istituto Luce, che ha come attori i due nipoti di Scola, Tommaso Lazotti (Fellini giovane) e Giacomo Lazotti (Ettore Scola giovane), insieme a Maurizio De Santis (Scola giovane) e Giulio Forges Davanzati (Scola anziano) mentre Marcello Mastroianni sarà Ernesto D’Argenio. La pellicola sarà presentata fuori concorso alla 70^ Mostra del Cinema di Venezia, mentre arriverà nelle nostre sale a partire dal 12 settembre.

Così Ettore Scola durante la presentazione alla stampa del film aveva parlato di questo suo lavoro: “Il mio ultimo film è di 10 anni fa, non volevo più girare per una serie di motivi psicologici, perché non riconoscevo più nulla delle logiche che mi avevano guidato e della voglia di fare cinema che avevo sempre avuto. Ma questo non è un film che somiglia a quelli che ho già fatto e l'ho fatto perché non è un film e non è un documentario. Non volevo ricordare Federico a 20 anni dalla sua morte con la solite silloge di repertori. Anche chi non ha visto un suo film, così come succede con le poesie di Leopardi , è come se lo conoscesse, vive nel mondo che lui ha fatto di tutto per rendere più vivibile e più bello. Nel film non c'è il tentativo di ricostruire certe emozioni della sua visionarietà, ma posso dire che è composto da angoli, come rispecchia bene la scenografia di Luciano Ricceri fatta di piccoli ambienti attigui (ovvero la redazione della rivista satirica "Marc'Aurelio" dove Scola e Fellini si conobbero e lavorarono, il salottino in cui Scola leggeva al nonno cieco, un caffè notturno, i bagni diurni di piazza dei Cinquecento, la Lincoln nera con cui Fellini e gli amici giravano per Roma di notte, tirando su barboni e battone, un teatrino di avanspettacolo, Non sono necessariamente consequenziali o in ordine cronologico, ma sono i luoghi di alcune emozioni provate durante quasi 50 anni di conoscenza con Federico”.

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