Afghanistan, Roberto Benigni: “Quelle immagini rendono profugo il mio cuore”. VIDEO

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L’attore e regista ha parlato dell’Afghanistan in occasione del 92esimo Premio letterario Viareggio-Repaci. “Le immagini della gente accalcata nel fango e poi delle mamme che gettano i bambini oltre il filo spinato sono come veder gettare il proprio cuore, il nostro cuore è un profugo in questo mondo”, ha detto. E ha spiegato: “Quanto vediamo nei reportage da Kabul non si può ora far toccare dall'ironia, perché quanto succede è troppo presente e ha bisogno del tempo”

"Le immagini che vediamo dall'Afghanistan, della gente accalcata nel fango e poi delle mamme che gettano i bambini oltre il filo spinato, sono come veder gettare il proprio cuore, il nostro cuore è un profugo in questo mondo. Anche io ho il desiderio di gettare il mio cuore oltre il filo spinato, perché quelle immagini che vediamo riguardano me. Io sono loro, io sono quel bambino, loro sono tutte le facce del Cristo". Sono queste le parole pronunciate da Roberto Benigni sabato sera a Viareggio, in provincia di Lucca (AFGHANISTAN: LO SPECIALE - TUTTI I VIDEO).

Benigni: “Il mio cuore è profugo”

L’attore e regista ha parlato dell’Afghanistan in occasione del 92esimo Premio letterario Viareggio-Repaci, durante il quale ha ricevuto dal presidente Paolo Mieli il premio speciale Città di Viareggio. Benigni ha ripreso le parole della vincitrice della sezione narrativa Edith Bruck ("Il pane perduto"), secondo la quale "viviamo in un mondo di profughi". "Ha ragione e il mio cuore è profugo a vedere le immagini di madri che gettano i bambini oltre il filo spinato. Quelle sono tutte le facce di Cristo, non possiamo che aiutare quelle persone. Non c'è altro da fare", ha detto il premio Oscar (LA CARRIERA). Conversando con Mieli, ha spiegato di aver raccontato "la shoah con ironia perché quella era finzione mediata dall'arte, l'arte cambia sempre il soggetto che racconta. Mentre invece oggi le immagini che arrivano dall'Afghanistan sono ora tragica realtà, è fiamma che brucia, che non può essere ancora trattata con ironia". "Quanto vediamo nei reportage da Kabul – ha ribadito Benigni – è qualcosa di insuperabile, che non si può ora far toccare dall'ironia, perché quanto succede è troppo presente e ha bisogno del tempo".

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