Lucca Comics 2019: Intervista a Noboru Rokuda

Spettacolo

Simone Soranna

La cultura giapponese è celebrata quotidianamente al Lucca Comics & Games, soprattutto per il fascino e l’importanza del manga, il fumetto giapponese. Uno degli ospiti più attesi della manifestazione è stato senza dubbio Noboru Rokuda, fumettista nipponico amato in Italia per la celebre serie Dash Kappei, conosciuta come Gigi la trottola. Lo abbiamo incontrato per farci raccontare qualcosa sul suo lavoro, l’origine della sua passione per il mondo delle nuvole parlanti e da dove trae ispirazione per le sue storie.

Benvenuto al Lucca Comics and Games! Aveva già partecipato in passato a questo evento?

È la mia prima volta a Lucca, mi sto divertendo moltissimo ed è tutto straordinario.

Come nasce la sua passione per i fumetti?

Direi che ci sono nato con questa passione, non l’ho maturata poco per volta. Fa proprio parte di me. Pensate che, quando avevo a malapena sei mesi, ho rischiato di morire. Quell’episodio mi ha fatto comprendere quanto la vita fosse breve, quindi ho deciso di dedicarla esclusivamente a ciò che più mi piace.

Uno dei tratti distintivi di Kappei Sakamoto (Gigi la trottola) è quello di risultare simpatico a tutti. Come è riuscito a renderlo così gradevole al grande pubblico?

Ci sarebbero da dire tante cose. Poniamo ad esempio che abbiamo davanti a noi una persona tirchia. Questa potrà scegliere di diventare più generosa oppure ancora più avara. Nel primo caso il lettore assisterebbe a un cambiamento maturato grazie alla storia vissuta in prima persona dal protagonista, nel secondo invece avremmo un personaggio statico che continua, ingenuamente, a essere saldo nei suoi intenti. Questo è quello che corrisponde al mio Kappei e proprio qui risiede la sua capacità di suscitare ilarità. Il fatto che voglia continuare imperterrito sui suoi obiettivi gli permette di trovare la simpatia del lettore. Il pubblico empatizza fortemente con lui e lo percepisce come un personaggio gradevole e soprattutto divertente.

Lei è un Maestro del fumetto. Si ispira a qualcuno in particolare? Magari alcuni fumettisti europei o italiani?

Ci sono moltissimi autori che rispetto, fumettisti e non, provenienti da ogni nazionalità. Nel caso specifico dell’Italia, c’è Antonio Tabucchi, un romanziere venuto a mancare alcuni anni fa, ma le sue opere sono tra le mie preferite. La cosa importante per me è che dall’incontro con questi artisti io riesca a ottenere delle influenze che mi consentano di creare delle storie in cui io per primo riesca a dialogare con me stesso. Se riesco in questo intento, significa che ho dato vita a un racconto che posso poi proporre agli altri.

Lucca è un evento non solo dedicato al fumetto, ma anche a videogiochi, cinema e serie tv. Se non fosse un fumettista, le piacerebbe dedicarsi a qualcun’altra di queste attività?

Mi sarebbe piaciuto creare videogiochi. Da giocatore posso confessarvi che sono sempre stato affascinato dalla saga di Resident Evil. Mi sarebbe piaciuto sviluppare dei giochi horror.

 

 

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