Flora Vona, l'artista che racconta l'Homo Scrivens

Spettacolo

Alessio Accardo

Flora Vona
FLORA--varona

Flora Vona è attrice, cantante, scrittrice: il suo libro, edito da Homo scrivens, si intitola Irene e di recente è stato presentato alla libreria Feltrinelli di Roma. La abbiamo intervistata

Facciamo un passo indietro. Venezia, 76ma Mostra internazionale dell’arte cinematografica. Sul red carpet del Palazzo del Cinema sfilano in tanti, non solo i candidati alla vittoria finale in una delle diverse competizioni del Festival. Ci sono anche celebri attori e protagonisti del mondo dello spettacolo, addetti ai lavori e illustri sconosciuti. E poi ci sono anche molte donne eleganti e bellissime. Tra queste, Flora Vona, attrice, cantante, scrittrice, reduce della pubblicazione del suo primo romanzo, Irene, edito da Homo scrivens, di recente presentato alla Feltrinelli di Roma.

Flora, di cosa parla il tuo romanzo?
E' la storia di un’adolescente, Irene, cresciuta a Ginevra, la quale si innamorerà del suo maestro di recitazione George, un trentenne molto attraente, che coglierà in lei una vera attitudine alla recitazione, un talento. La ragazza invogliata e curiosa, lascerà l’orfanotrofio per tentare la strada del successo e la sua vita cambierà più volte, cambiando anche sé stessa.
Parlaci di te. Come nasce la tua vena d’artista?
Sono napoletana, cresciuta a Pozzuoli, e provengo da una famiglia di artisti: sculture, pitture e la musica hanno sempre esaltato la scena della mia infanzia. Inoltre la mia nonna materna, aveva un’associazione teatrale che ha condizionato il mio crescere. Però io nasco cantante: durante i miei studi universitari, presso la facoltà di Scienze umane, la sera andavo a cantare, prima che anche il canto diventasse una delle mie attività professionali.
E la recitazione, come e quando diventa un lavoro?
La prima ragione è romantica... (sorride) Un giorno mi sono innamorata di un siciliano e sono partita per la Trinacria, dove un giorno ho deciso di fare un provino per l'”Accademia del Teatro stabile di Palermo” e per la scuola di Michele Perriera, “Téates”, due scuole che mi hanno formata come attrice professionista. Più tardi ho iniziato una serie di spettacoli in Sicilia tra cui La Baronessa di Carini con Gianluca Terranova, al teatro Massimo di Palermo; Narrazioni eretiche, nel Carcere dell’Inquisizione Spagnola; e poi ho partecipato anche a fiction televisive come Squadra Antimafia, Il segreto dell'acqua,.
Quindi, inevitabilmente il cinema…
Sì, a quel punto sono approdata nella capitale dove ho iniziato a partecipare a una serie di progetti cinematografici tra cui L'ultima volontà di Namik Ajazi, una produzione italo-albanese, premiato anche al Toronto Film Festival, in cui interpreto il ruolo di Frida una psicologa; e poi I fiori del male, un film dove sono  tre volte protagonista e in cui interpreto tre donne realmente esistite: Veronica Franco, Margherita Gauthier e Mata Hari, proiettato al New York Film Festival e poi candidato al David di Donatello.
Parliamo ancora de I fiori del male, un film in costume, in cui si respira il profumo della storia.
È un film diretto da Claver Salizzato che è stato candidato ai David di Donatello nell'anno in cui Paolo Virzì veniva premiato per La pazza gioia, anche io ero lì, nella stessa cinquina! Non è stato facile calarsi in tre epoche diverse: un lavoro duro ma al tempo stesso molto stimolante. È stato eccitante entrare nella vita di tre donne realmente esistite.
Dicevamo del canto. Quali sono state le esperienze più interessanti in questo ambito creativo?
Ho collaborato con gli Audio 2, gli autori di Acqua e sale di Mina e Celentano, con i quali ho realizzato una serie di brani musicali. Un amico in comune ha mostrato loro un mio videoclip, il brano Briciole di emozioni. Loro hanno trovato la mia interpretazione molto bella e raffinata e mi hanno immediatamente contattata; così abbiamo iniziato a lavorare sui tre brani da loro scritti per me, tra cui il feat dal titolo L’Alfabeto. Sono orgogliosa di aver collaborato con gli Audio 2, li ho sempre ascoltati e stimati.
Non è cosa comune imbattersi in un artista poliedrica come te: come riesci a conciliare, nel tuo percorso artistico, la capacità di esprimersi in tre ambiti diversi, ovvero la scrittura è il canto e la recitazione?
Per me è sempre stato tutto molto naturale perché sono cresciuta in una famiglia di artisti dove l'arte ha segnato la mia vita fin da piccolina. Esprimermi attraverso la scrittura è una cosa che ho sempre fatto tra poesie, racconti. Ho scritto anche una sceneggiatura sulla criminalità minorile, patrocinata dall’università Federico II di Napoli. Per me è tutto molto spontaneo. Adesso infatti sono in procinto di recitare in un film che racconta la storia di una cantante realmente esistita con una regia importante.
Puoi darci qualche altra informazione sul tuo prossimo lavoro cinematografico?
Si tratta di un progetto a cui tengo molto e sul quale però preferisco mantenere ancora il massimo riserbo, posso solo dirvi che è un tributo a una cantante realmente esistita. Posso solo aggiungere che la colonna sonora conterrà alcuni miei nuovi brani inediti.
Mi rendo conto che tu davvero sei una persona piuttosto talentuosa, ora se dovessi immaginarti tra 10 anni come t’immagini? Voglio dire: su quali tra i tuoi tanti talenti vorresti puntare?
Intanto dare il mille per mille nel mio prossimo film; e poi curare la regia di un progetto sulla criminalità minorile di cui, come ti accennavo, ho scritto la sceneggiatura, grazie alla mia formazione in Scienze Umane, ed essendo un’educatrice, pedagogista e insegnante mi piacerebbe poter dare un contributo sociale attraverso questo film che è stato scritto per ragazzi di Napoli.
Effettivamente ci siamo finora dimenticati di dire che tu sei anche una maestra, però guardando il tuo fisico da pin-up, mi viene da pensare che potresti aver incontrato dei pregiudizi nel mondo del lavoro?
Diciamo che la mia è una fisicità decisamente mediterranea, quindi è normale che in questi casi si tenda a cadere nel più classico cliché culturale, però poi la bellezza è negli occhi di chi guarda, e se chi sa guardare sa cogliere anche quel che si cela dietro la facciata, si intuisce che oltre all'immagine collettiva dello stereotipo di donna affascinante e vistosa, c’è comunque una donna di spessore che ha costruito nel tempo la sua identità professionale.
Dove eserciti la tua professione di insegnante?
Finora sia nelle scuole elementari che superiori, dove ho insegnato anche filosofia. Attualmente frequento un Dottorato all’Università Spagnola di Burgos, in arti cinematografiche, con l’obiettivo di conseguire una seconda laurea.
Come dicevamo, tu sei una donna molto affascinante. La tua bellezza ti ha ostacolato in qualche modo o ti ha agevolato nel tuo percorso artistico?
La bellezza è un'arma a doppio taglio. Naturalmente grazie alla bella presenza si ha la possibilità di farsi notare, però, se non si ha piena consapevolezza dei propri mezzi e del proprio patrimonio interiore, si rischia di incappare in situazioni problematiche ed è lì che l'intelligenza fa la differenza.



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