Oscar 2020, a Lina Wertmüller il premio alla carriera

Spettacolo

Nel 1977 è stata la prima donna candidata agli Academy Awards come miglior regista per il film Pasqualino Settebellezze: "Non me lo aspettavo ma lo prendo volentieri", ha scherzato. Il riconoscimento andrà anche a David Lynch, Wes Studi e Geena Davis

"Un Oscar alla carriera non ci starebbe male", aveva detto pochi giorni fa la figlia Maria al Festival di Cannes. E oggi l'Academy of Motion Picture Arts & Sciences ha dato l’annuncio: tra gli Oscar alla carriera assegnati quest'anno c'è anche la statuetta per la regista italiana Lina Wertmüller (LA FOTOSTORIA), che sarà premiata insieme a David Lynch, Wes Studi e Geena Davis. "Sono felice per questa notizia - ha detto la regista - Non me lo aspettavo ma lo prendo volentieri", aggiunge con ironia. "Mi fa piacere dedicarlo a Enrico Job - ha aggiunto - compagno di una vita e di lavoro e a nostra figlia Maria". I quattro premiati saranno presentati il 27 ottobre agli Annual Governors Awards dell'Academy. I riconoscimenti, spiega l’Academy, sono stati assegnati puntando a una maggior valorizzazione delle donne e dei gruppi sotto rappresentati.

Le candidature agli Oscar e ai Golden Globe

Novant’anni compiuti lo scorso 14 agosto, Lina Wertmüller è nata a Roma e prima dei 50 anni aveva già registrato due successi importanti. Nel 1972 è stata la prima donna in concorso a Cannes, con Mimì metallurgico ferito nell’onore, e cinque anni dopo la prima donna candidata all'Oscar come migliore regista per il film Pasqualino Settebellezze. Una pellicola che segnò il sodalizio con Giancarlo Giannini e ottenne altre tre candidature all’Oscar e una ai Golden Globe. Una storia sull’arte del sopravvivere con Giannini nei panni di un uomo che, nella Napoli del 1936, uccide il seduttore di una delle sue sette, brutte sorelle e finisce in un manicomio criminale da cui esce come volontario di guerra per poi arrivare in un lager tedesco e trasformarsi in un kapò.

La tv e il teatro

La carriera della regista inizia nel 1945 all'Accademia Teatrale diretta da Pietro Sharoff, che la porta poi a collaborare con registi teatrali come Garinei e Giovannini. Lina Wertmüller è poi autrice di diverse sceneggiature e regie: da Due più due non fa più quattro (1968) a Fratello sole, sorella luna (1971). In televisione è autrice e regista di successo della prima edizione di Canzonissima nel 1956 e, in seguito, nel 1964 de Il giornalino di Gian Burrasca, serie televisiva-musical con Rita Pavone.

La regia e il sodalizio con Giannini

Prima aiuto regista e attrice di Federico Fellini ne La dolce vita (1960) e 8 (1962), esordisce alla regia nel 1963 con I basilischi che le valse la Vela d'argento al Locarno Festival. Nella seconda metà degli anni ’60 inizia poi il sodalizio artistico con Giancarlo Giannini: da Mimì metallurgico ferito nell'onore (1972) a Film d'amore e d'anarchia (1973), fino a Travolti da un insolito destino nell'azzurro mare d'agosto (1974), Pasqualino Settebellezze (1976), La fine del mondo nel nostro solito letto in una notte piena di pioggia (1978) e Fatto di sangue fra due uomini per causa di una vedova. Negli anni Ottanta è la volta di Scherzo del destino in agguato dietro l'angolo come un brigante da strada (1983), una pellicola sul terrorismo, mentre tre anni dopo si dedica al teatro lirico con la regia della Carmen di Georges Bizet, che inaugura la stagione 1986-87 del Teatro San Carlo di Napoli.

Da Villaggio al David di Donatello

Tra i film diretti da Lina Wertmüller ci sono anche Io speriamo che me la cavo con Paolo Villaggio (1992) e Metalmeccanico e parrucchiera in un turbine di sesso e politica, con Tullio Solenghi e Veronica Pivetti (1996). Ma la regista si dedica anche alle serie televisive, tra cui Francesca e Nunziata con Sophia Loren e Claudia Gerini (2001).  Nel 2004 dirige ancora la Loren in Peperoni ripieni e pesci in faccia, mentre nel 2010 va in onda Mannaggia la miseria con Gabriella Pession e Sergio Assisi. Nello stesso anno vince il David di Donatello alla carriera.

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