Antonello Venditti: "Caso Diciotti? Salvini ha agito nell'interesse nazionale"

Spettacolo

Il cantautore in un’intervista a Vanity Fair sottolinea come “sarebbe interessante trovare un giovane uomo o donna di sinistra che abbia la capacità di comunicare con gli altri” come il vicepremier. "Parla il linguaggio dell'epoca in cui vive", aggiunge

"Matteo Salvini? Parla il linguaggio dell’epoca in cui vive. E sul caso Diciotti ha agito in nome di un superiore interesse nazionale". A dirlo è Antonello Venditti in un'intervista a Vanity Fair, in cui il cantautore romano, alla vigilia dei suoi 70 anni, affronta il tema della politica attuale e del suo linguaggio. "La vera differenza che c’è tra destra e sinistra, nel 2019, è prima di tutto semantica – sottolinea Venditti -. In questo tempo, devi avere il linguaggio del nostro tempo. Sarebbe interessante trovare un giovane uomo o donna di sinistra che abbia la capacità di comunicare con gli altri come fa Salvini”. Come esempio, cita il tema dei migranti: “Non possiamo non dire che la politica di Minniti era più a ‘destra’ di quella di Salvini. Cosa c’è di diverso? Il linguaggio. Perché Minniti non è stato eletto neanche nel suo collegio? Perché era un corpo estraneo, in un corpo già estraneo al Paese come è oggi il Pd. Non era l’incarnazione di un’idea. Mentre Salvini – spiega ancora il cantautore - è organico a tutto quel che dice”. (LÈVY A SKY TG24: SALVINI È UN PERSONAGGIO INQUIETANTE)

“Sbagliato attaccarlo sul caso Diciotti”

Secondo Venditti, il ministro dell’Interno risulta in fondo più credibile degli altri: “Lui muta. Mette una felpa della Polizia e diventa poliziotto. Ha una capacità di immedesimazione fenomenale. È credibile. E gli altri lo attaccano sul piano sbagliato: sulla Diciotti – sostiene il cantante - la gente vede i risultati e per la stessa Unione Europea, che pure ci ha attaccato a ripetizione, il caso Diciotti è chiuso. Salvini ha agito in nome di un superiore interesse nazionale, l’hanno capito tutti. Tutta Europa. In Italia invece siamo alla Procura X che manda un avviso di garanzia e in questa confusione di linguaggio e di poteri, alla fine, le ragioni di chi grida allo scandalo sono deboli, perdenti, inutili. Vuoi smontare un governo per l’alzata di scudi di una Procura? Dove pensi di andare?”, si chiede. (LE DATE DEL TOUR - VENDITTI A SANREMO)

L’adolescenza difficile, gli occhiali a goccia e l’amicizia con Ultimo

Nel corso dell'intervista, il cantautore romano ripercorre anche la sua infanzia e la sua lunga carriera artistica, partendo dalla sua prima canzone, scritta a 14 anni nel 1963 in cui minacciava di buttarsi in un fiume: “Scaricavo nelle canzoni ciò che avevo dentro”. Racconta di un’adolescenza difficile: “Da adolescente grasso, se parliamo di bullismo, non avevo niente da invidiare a nessuno. Ero tra quelli che sentivano le risatine al loro passaggio e se una ragazza mi sorrideva neanche ci credevo… Mi chiamavano 'Cicciabomba', pesavo quasi 100 chili”. Difficile anche il rapporto con la madre, una severa grecista. Il cantautore spiega poi il perché indossi i suoi iconici occhiali a goccia: li portava una ragazza negli anni ’70: “Mi raccontò che erano dello stesso modello che usavano i piloti dei bombardieri americani in Vietnam… Pensai: posso trasformare un simbolo di guerra per cantare la pace?”. Venditti si dice infine entusiasta della musica italiani di oggi: “Non c’era un periodo di questo tipo dagli anni 70”. Tra le rivelazioni, cita Ultimo: “L’incontro con lui è stato un miracolo di Sanremo. La notte in cui non si sapeva dove fosse finito, era al telefono con me. Abbiamo fatto le 4 e 30 del mattino. Sono stato un amico e un amico non è quello che ti blandisce, né ti fa la ramanzina, ma quello che ti dice le cose come stanno. Ultimo è molto simile a come ero io alla sua età” (LE DIECI CANZONI PIÙ FAMOSE).

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