Scala: un trittico di danza tra novità, tradizione e grande musica

Spettacolo

Chiara Ribichini

Roberto Bolle e Nicoletta Manni in Symphony in C. Archivio Fotografico Fondazione Teatro alla Scala
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In scena dal 19 aprile due creazioni nuove: La Valse, ideata da tre danzatori della compagnia nella veste di coreografi, e Shéhérazade, nella versione firmata da Eugenio Scigliano. Nella serata anche il capolavoro di George Balanchine, Symphony in C, con Roberto Bolle 

Due prime assolute, due creazioni tutte italiane realizzate ad hoc per il Corpo di Ballo del Teatro alla Scala, e un grande ritorno, quello di Symphony in C, perla del balletto firmata da George Balanchine.

Novità e tradizione salgono sul palco del Teatro alla Scala in un trittico, in scena dal 19 aprile al 13 maggio, che ribadisce l’intenzione del sovrintendente Alexander Pereira di non dimenticare la tradizione puntando anche però su nuove produzioni. E la volontà di affiancare al balletto la grande direzione d’orchestra. Sarà infatti Paavo Järvi, al suo debutto in un balletto alla Scala, a dirigere La Valse, Symphony in C e Shéhérazade.
Un altro nome d’eccezione dopo quello di Zubin Mehta chiamato sul podio per Serata Stravinskij, segno della volontà di puntare al connubio tra danza, partiture importanti e direzione d’orchestra.

"Vedi la musica, ascolta la danza"

“Dirigendo il balletto ci si rende conto del legame tra il gesto e la musica, un’immagine che non ti lascia più” ha spiegato in conferenza stampa Paavo Järvi. Parole che richiamano subito una celebre frase di Balanchine: “Vedi la musica, ascolta la danza”. Colleen Neary, alla Scala per rimontare Symphony in C, assente dal Piermarini dal 1987, ha spiegato che questo balletto di Balanchine mostra la musica (la Sinfonia n.1 in Do maggiore di Georges Bizet) in ogni movimento. “E’ un vero capolavoro che si divide in 4 movimenti ed ognuno  si contraddistingue per stile e musicalità differenti” racconta a Sky TG24 la prima ballerina del teatro alla Scala Nicoletta Manni. “In apertura delle recite io interpreto il secondo movimento con Roberto Bolle, un pezzo che si distingue dagli altri perché essendo un Adagio è più lirico ma mantiene quella precisione musicale che Balanchine richiede sempre”.

Tre danzatori scaligeri coreografi

Ed è stata proprio “la visione della musica di Ravel” ad ispirare anche la creazione di La Valse, come spiegano a SkyTG24 Stefania Ballone, Matteo Gavazzi e Marco Messina, tre danzatori scaligeri eccezionalmente nel ruolo di coreografi.  “Ci siamo lasciati trasportare dalla potenza di questo brano che non è un semplice valzer, ma è molto di più”.  Ne è nato un balletto dal linguaggio più contemporaneo che classico, composto a sei mani. “Ci siamo ritrovati a decidere tutto in tre, ognuno con il proprio modo di essere, umano e artistico. Il confronto inizialmente sembrava una difficoltà ma abbiamo cercato di affrontare il disaccordo come un’apertura verso punti di vista diversi che ci hanno portato a un compromesso artistico e a un equilibrio interessante”. E sul rapporto con i compagni di scena di sempre: “Il lavoro con la compagnia inizialmente ci intimoriva ma alla fine è stato un processo molto naturale. Metterci dall’altra parte ci ha aiutato ancora più chiaramente a vedere il livello artistico e professionale molto alto dei nostri colleghi. Abbiamo cercato di valorizzare al massimo le loro potenzialità”.  “Sono riusciti a trasmettere la sintonia  che hanno creato tra di loro  a noi ballerini, rafforzando l'intesa nel gruppo” sottolinea Emanuela Montanari, una delle interpreti principali.

Una nuova Shéhérazade,  una storia attuale

Se Vienna e i suoi valzer, uniti per Ravel “all’impressione di un volteggiare fantastico e fatale” hanno ispirato La Valse, il fascino dell’Oriente di “Le mille e una notte” hanno fatto da sfondo per la suite sinfonica di Rimskij-Korsakov sulle cui note nel 1920 nacque la prima versione di Shéhérazade firmata da Fokin. In questa nuova versione, Eugenio Scigliano attualizza la figura di Zobeide e pone l’accento sulla condizione della donna in una storia fatta di sottomissione e sopruso, di amore e sensualità. “Per mettere alla prova la fedeltà della propria donna gli uomini, a volte, la spingono con l'inganno al tradimento per poi vendicarsi con ferocia. La vergogna, il ricatto psicologico, la violenza possono portano anche al suicidio come nel caso di Zobeide, la protagonista del balletto” spiega il coreografo. “È un personaggio che abbiamo costruito insieme al Maestro Scigliano con una minuziosa ricerca di dettagli che fanno trasparire chiaramente una storia da un risvolto drammatico e drastico. A volte, in condizioni disperate, si può persino scegliere di rinunciare alla vita piuttosto che continuare un’esistenza infelice” racconta Virna Toppi che sarà Zobeide nella prima recita accanto a Gabriele Corrado (Lo schiavo d’oro). 

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