Anche i cittadini dell’Impero romano soffrivano di rachitismo

Scienze
Foto di archivio (Getty Images)
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Analizzando degli scheletri risalenti a 2.000 anni fa, i ricercatori dell’Università canadese Historic England and McMaster, hanno scoperto tracce della patologia, soprattutto nei bambini 

Il rachitismo è una patologia scheletrica dovuta, in alcune sue forme, a una carenza di vitamina D nell’organismo, talvolta causata da una scarsa esposizione del corpo ai raggi solari. È una malattia molto diffusa nei paesi in via di sviluppo a causa della malnutrizione e delle condizioni igieniche carenti. Nel diciannovesimo secolo era presente anche in vari centri abitati europei e americani, soprattutto nelle città inquinate del periodo Vittoriano.
Uno studio condotto da un’Università canadese ha scoperto che anche i cittadini dell’Impero romano ne soffrivano. I ricercatori hanno esaminato più di 2.787 scheletri in 18 cimiteri risalenti a oltre 2.000 anni fa, scoprendo tracce della patologia in molti di essi.

Carenza di vitamina D

Il biologo Simon Mays, dell’Università Historic England and McMaster, si interroga sulle origini della patologia in epoca romana. Nell’epoca Vittoriana la diffusione della malattia era associata alla forte urbanizzazione dell’intera Europa e, in effetti, anche il periodo di massima espansione dell’Impero fu caratterizzato da un fenomeno simile. Un legame tra questi fattori non è da escludere a priori.
Per tre anni, i ricercatori dell’Ateneo canadese hanno esaminato degli scheletri provenienti dall’Inghilterra del nord e dal sud della Spagna, alla ricerca delle deformità dovute al rachitismo. Le hanno rinvenute in più di venti bambini, quasi sempre neonati.
Secondo Mays, l’ovvia conclusione è che i cittadini dell’Impero romano tenevano i figli al chiuso per troppo tempo. Non sono ben chiare le ragioni di questo comportamento.

L’importanza dei raggi solari

La ricerca ha dimostrato che i più colpiti dal rachitismo erano i cittadini inglesi, presumibilmente a causa del clima piovoso. La patologia era più diffusa nelle città che nei piccoli comuni. L’unica eccezione era Ostia, dove i cittadini vivevano in “appartamenti” dotati di finestre minuscole da cui entrava ben poca luce solare.
Tutti i risultati dello studio sono stati pubblicati sulla rivista “American Journal of Physical Anthropology”. Analizzandoli, Simon Mays ribadisce l’importanza di lasciare i bambini liberi di giocare all’aria aperta nelle belle giornate, in modo da prevenire alcune gravi patologie del sistema scheletrico. 

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