L’olio di palma può minacciare la sopravvivenza delle scimmie africane

Scienze
Foto di archivio (Getty Images)
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Uno studio condotto dall’Università John Moores di Liverpool ha dimostrato che la sopravvivenza dei primati potrebbe essere compromessa qualora l’Africa giocasse un ruolo di rilievo nella produzione dell’olio 

Un nuovo studio, condotto dai ricercatori dell’Università John Moores di Liverpool, ha dimostrato come la diffusione su larga scala del raccolto proveniente da colture oleaginose in Africa possa influire pesantemente sulla diversità della fauna selvatica presente nel Continente.
La maggior parte delle aree adatte alla coltivazione dell’olio di palma, infatti, risiede proprio nei più importanti habitat dei primati. Secondo quanto riportato dai ricercatori dello studio, i consumatori potrebbero sostenere la vita delle scimmie e la natura, scegliendo di consumare esclusivamente l’olio coltivato in modalità ecosostenibili. Una decisione che potrebbe però comportare a una spesa maggiore non solo nell’acquisto dei prodotti alimentari, ma anche di cosmetici.
“Se siamo preoccupati per l'ambiente, dobbiamo pagarlo; nei prodotti che acquistiamo, il costo della natura deve essere incorporato nel prezzo”, ha spiegato Serge Wich, docente di Biologia dei primati nel medesimo Ateneo.

Olio di palma e le conseguenze sulla natura

L’olio oggetto dello studio viene ricavato da una particolare palma che è originaria dell’Africa occidentale. Le sue maggiori coltivazioni si trovano attualmente in Indonesia e in Malesia. Secondo il parere degli ambientalisti, le foreste delle regioni interessate dalla sua coltivazione si sono viste privare, nel corso degli anni, della presenza di alberi nativi, per permettere una più ambia prolificazione delle palme. La diffusione di queste piante sembra dare, dunque, un grande contributo al fenomeno della deforestazione, che a sua volta determina una compromissione della fauna selvatica presente nelle aree destinate alla coltivazione. È quanto accaduto gli oranghi del Borneo, i cui habitat si trovano proprio in corrispondenza delle aree assegnate per queste culture.
Secondo le ultime ricerche, pubblicate sulla rivista Proceedings of National Academy of Sciences (PNAS), la diffusione su larga scala di queste coltivazioni anche in Africa potrebbe portare a conseguenze negative per i primati. Dallo studio è emerso che, entro il 2050, saranno necessari 53 milioni di ettari di terra per soddisfare la domanda globale di questo olio che è in continua crescita.

Possibile soluzione

L’Unione internazionale per la conservazione della natura (IUCN) ha dichiarato che la sostituzione della produzione di olio di palma con altre colture oleaginose non può essere una soluzione, in quanto queste altre coltivazioni, oltre ad avere rendimenti inferiori, necessitano a loro volta di aree estese. L’unico sistema attuabile sarebbe quello di favorire una produzione di olio di palma più sostenibile e limitarne l’utilizzo.

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