La Corte Ue rafforza controlli su nuove tecniche Ogm

Scienze
Piantagioni Ogm (Getty Images)
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La sentenza dell'istituzione europea mette insieme vecchi e nuovi ogm, sviluppati con tecniche considerate all’avanguardia dalla comunità scientifica

Una nuova generazione di piantagioni sviluppate con tecnica innovativa di modifica del genoma sarà soggetta alle stesse stringenti norme dell’Unione Europea, che disciplinano gli Ogm. Lo ha stabilito una sentenza della Corte di Giustizia dell’UE, accolta con sorpresa e delusione della comunità scientifica e dall’industria agro-alimentare. A gennaio, infatti, molti ricercatori europei avevano guardato con speranza all’apertura dell’avvocatura generale, che suggeriva alla Corte di allentare le restrizioni sui nuovi Ogm dai rigidi controlli previsti da una direttiva Ue del 2001.

La differenza tra Ogm vecchi e nuovi

Dieci anni fa, la tecnica più utilizzata per modificare geneticamente gli organismi era quella della transgenesi, in cui la nuova varietà era ottenuta inserendo nella sequenza genetica il Dna di un’altra specie. I progressi in questo campo hanno portato alla scoperta di nuove tecniche innovative come la modifica del Dna senza inserimenti esterni. Si chiama ‘mutagenesi’ quella più celebre e utilizzata (Crispr-Cas9), inventata solo nel 2012. Le piantagioni modificate con tali metodi avanzati sviluppano una resistenza a certe malattie e sono in grado di cresce in condizioni non ottimali con una forte rendita. La mutagenesi viene ritenuta una tecnica sicura dagli scienziati e dall’industria agro-alimentare. Non è dello stesso parere la Corte. Per i giudici europei “gli organismi ottenuti con la mutagenesi sono Ogm ai sensi della direttiva sugli Ogm, dal momento che la tecnica di mutagenesi altera il materiale genetico di un organismo in un modo non naturale”.

Un duro colpo alla comunità scientifica e all’industria agro-alimentare

La decisione arriva dopo che la Coldiretti francese aveva deciso di portare il caso davanti ai tribunali nazionali e poi a quello europeo. L’unione dei piccoli agricoltori transalpini sostiene che i prodotti ottenuti con la mutagenesi rischino di danneggiare l’ecosistema naturale e la salute dell’uomo. La sentenza è un brutto colpo per chi sperava di aprire il mercato a questo nuovo tipo di prodotti modificati geneticamente. La prima conseguenza di tale decisione si è palesata sui mercati: le azioni delle aziende del settore biotech, legate alle applicazioni di CRISPR, hanno perso in Borsa il 5%.

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