Antimateria, i dati inviati da Ams-02 forniscono nuove informazioni

Scienze
Luca Parmitano al lavoro sul cacciatore di antimateria Ams-02

Lo strumento è riuscito a ‘catturare’ due isotopi dell’elio noti come elio-3 ed elio-4 che, come spiega il fisico Roberto Battiston, si trovano nello stesso intervallo energetico dell’antielio-4 

Prima della disattivazione del cacciatore di antimateria Alpha Magnetic Spectrometer (Ams-02), necessaria per lo svolgimento dei lavori di manutenzione portati avanti da Luca Parmitano e Andrew Morgan nelle ultime settimane, lo strumento ha inviato nuovi dati, che hanno permesso alla comunità scientifica di ottenere delle informazioni utili sulla ‘cattura’ delle prime particelle di elio cosmico, che, come spiegano gli esperti, sono presenti in circa il 20% dei raggi cosmici. “È una misura che riguarda la materia, ma ci dà il riferimento di alcune caratteristiche che potrebbero essere trovate nell'antimateria, un miliardo di volte meno abbondante”, spiega Roberto Battiston, fisico italiano ed ex presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana (Asi). I dati inviati da Ams-02 sono stati pubblicati sulla rivista Physical Review Letters dalla collaborazione scientifica guidata dal Cern.

La cattura degli isotopi elio-3 ed elio-4

Il cacciatore di antimateria Ams-02 è riuscito a ‘catturare’ degli isotopi dell’elio noti come elio-3 ed elio-4. Quest’ultimi condividono con l’elemento lo stesso numero di protoni, ma presentano una quantità di neutroni differente. Come spiega Battiston, il dato più interessante è che entrambi di gli isotopi si trovano nello stesso intervallo energetico dell’antielio-4. Di conseguenza possono essere considerati come una sorta di ‘specchio’ della loro controparte nell’antimondo.

L’importanza dei dati raccolti

Battiston sottolinea che in passato non sarebbe stato possibile ottenere delle misurazioni così accurate, ma negli ultimi anni la ricerca ha compiuto degli enormi passi avanti e i risultati sono diventati sempre più precisi. “La misura dell’elio cosmico era attesa da molto tempo, perché è sempre stata considerata in punto di riferimento per capire un possibile componente dell’antimateria”. Alberto Oliva, primo autore dello studio, aggiunge che i dati ottenuti potrebbero rappresentare l’inizio di un nuovo capitolo della ricerca sui raggi cosmici: “potremmo trovare qualcosa del tutto inaspettato, proprio come accade quando si entra in territori nei quali non era mai stata rilevata alcuna misura”.

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