Vivere ad alta quota può alterare il patrimonio genetico: lo studio

Scienze

Dall’esame del patrimonio genetico di tre particolari gruppi di individui all’interno dei Quechua, popolo indigeno del Perù che vive ad altitudini superiori ai 2500 metri da oltre 11 mila anni, un team internazionale di esperti ha potuto comprendere come chi ha vissuto ad alte quote abbia sviluppato adattamenti genetici per sopravvivere all'ambiente particolarmente ostile

Uno studio che “fornisce prove ulteriori all'idea che gli esseri umani possono evolversi in condizioni difficili molto più rapidamente di quanto si pensasse in precedenza”. Così Ainash Childebayeva, ricercatrice del Max Planck Institute for the Science of Human History, ha descritto il lavoro di ricerca che l’ha vista prima firmataria di un articolo, pubblicato sulla rivista “Genome Biology and Evolution” e condotto da un team internazionale di esperti associati a istituti in Perù, Germania e Stati Uniti. Dallo studio è emerso come i Quechua, un popolo indigeno del Perù che vive ad altitudini superiori ai 2500 metri da oltre 11 mila anni, abbiano sviluppato adattamenti genetici per sopravvivere all'ambiente particolarmente ostile, e come tali alterazioni possono modificare le variazioni che controllano l'attività del Dna.

Un processo di “alterazione epigenetica” del Dna

“Speriamo che il nostro lavoro sia fonte di ispirazione per altri gruppi di ricerca per indagare sulla capacità di adattamento delle persone", ha commentato ancora la studiosa, descrivendo una ricerca che ha voluto esaminare nel dettaglio il processo epigenetico della metilazione (un processo di modifica del Dna) in relazione all'ambiente di nascita e a quello in cui si è sviluppata la popolazione dei Quechua. "Le alterazioni epigenetiche rappresentano la prima evidenza che crescere in montagna può modificare non solo i geni, ma anche il modo in cui l'organismo li usa”, ha commentato l'antropologa Cynthia Beall della Case Western Reserve University, non coinvolta nello studio. “Gli scienziati si chiedono da tempo se fattori ambientali, come le basse concentrazioni di ossigeno, possano modellare l'attività genica nelle persone degli altipiani e questa ricerca pioneristica risponde affermativamente a questo interrogativo di lunga data", ha spiegato.

Tre particolari gruppi di individui

Nello specifico, il team di ricercatori ha esaminato il patrimonio genetico di tre particolari gruppi di individui, ovvero i Quechua nati e cresciuti ad altitudini superiori ai tremila metri, poi coloro che si sono trasferiti al livello del mare quando erano giovani ed infine i Quechua che sono nati al livello del mare. "L'ambiente può alterare il patrimonio genetico, attivando o disattivando i geni che codificano per determinate funzioni e questo permette adattamenti piu' rapidi” ha sottolineato Childebayeva. “I nostri dati hanno mostrato differenze significative nei modelli di metilazione tra i tre gruppi". In base ai loro studi, i ricercatori hanno spiegato poi anche che i geni coinvolti nella creazione di globuli rossi e nella costruzione di muscoli di resistenza erano maggiormente modificati in quegli individui nati e cresciuti ad alta quota e in coloro che avevano trascorso buona parte dell'infanzia ad altitudini elevate. "Non abbiamo determinato se queste alterazioni abbiano o meno modificato l'attività dei geni, ma abbiamo scoperto che molti di questi cambiamenti non erano reversibili, per cui la metilazione degli individui che si trasferivano da adulti continuava ad agire come se l'organismo si trovasse ad alta quota", hanno quindi concluso gli esperti.

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