Nanotecnologie, per gli esperti non rimpiazzeranno i materiali comuni

Scienze
Immagine di archivio (Getty Images)

Marco Lazzarino, ricercatore dell’Istituto delle Officine dei materiali del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr), spiega che non sostituiranno il cemento o l’acciaio, ma troveranno applicazioni in altri settori 

Parlando delle possibili applicazioni delle nanotecnologie, il ricercatore dell’Istituto delle Officine dei materiali del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) Marco Lazzarino spiega che questi nuovi materiali non sostituiranno quelli comunemente utilizzati. Lo studioso porta l’esempio del grafene: “ha proprietà eccezionali in termini di resistenza meccanica, conducibilità elettrica e termica, però ha un costo estremamente alto. Se noi volessimo farne un chilogrammo dovremmo investire una cifra pari all'intero Pil della Cina".

L’impatto delle nanotecnologie

Lazzarino chiarisce che le nanotecnologie non possono essere usate per sostituire materiali esistenti come il cemento o l’acciaio, ma le loro proprietà le rendono perfette per altre applicazioni. “Grazie alle nanotecnologie sono già stati realizzati computer più veloci, sistemi diagnostici in grado di effettuare contemporaneamente diagnosi o terapia, sistemi catalitici maggiormente efficienti, filtri per luce e acqua che utilizzano nanopori oppure sensori chimici sensibili anche alla presenza di una singola molecola che possono essere usati sia negli aeroporti, per la sicurezza, sia per diagnosticare l’insorgenza di malattie come il tumore analizzando la composizione del fiato”. Secondo l’esperto, quando le nanotecnologie inizieranno a essere utilizzate più diffusamente l’attenzione mediatica si sposterà su nuove tecnologie emergenti. “Le nanotecnologie hanno iniziato a entrare nella vita quotidiana, ma ci vorrà ancora qualche anno prima di poterne apprezzare appieno l’impatto”.

La luce ultravioletta migliora l’efficienza dei chip

Nel corso del 2018, Mher Ghulinyan, ricercatore della Fondazione Bruno Kessler, ha condotto uno studio sui chip che utilizzano i fotoni al posto della corrente elettrica. L’esperto ha scoperto che esponendo i ‘risonatori’ ai raggi ultravioletti è possibile incrementare la loro efficienza in modo permanente. "Utilizzando le nostre capacità di micro e nanotecnologie presso il Centro Materiali e Microsistemi della Fondazione Kessler abbiamo realizzato dei dispositivi di altissima qualità". Per il ricercatore i risultati dello studio, pubblicati sulla rivista internazionale Optica, potrebbero avere delle importanti ricaduto sullo sviluppo dei futuri dispositivi nell’ambito delle tecnologie quantistiche e dei sensori ottici. 

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