Svelata la rotta che ha portato gli aborigeni in Australia

Scienze
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Grazie a un modello computerizzato, l’archeologa australiana Shimona Kealy ha individuato l’itinerario più probabile percorso dai primi uomini verso il continente australiano 

Un nuovo capitolo nella storia delle migrazioni dell’uomo sta per aprirsi. L’archeologa Shimona Kealy dell’Australian National University ha individuato una serie di isole, finora poco indagate, come la rotta più agevole che ha portato i primi uomini a raggiungere l’Australia. La ricerca, pubblicata sul Journal of Human Evolution, potrebbe spianare la strada a una nuova ondata di indagini archeologiche per confermare che gli antenati degli aborigeni si sono diffusi nelle isole settentrionali dell’Indonesia migliaia di anni prima di insediarsi in Australia.

Una rotta più comoda

Kealy ha ricercato l’itinerario dal sudest asiatico al continente australiano che comportasse il minor dispendio di forze e risorse. Tra i 70 e i 50 mila anni fa, la conformazione di quella porzione dell’emisfero australe appariva molto diversa rispetto a quella odierna e isole come la Nuova Guinea e la stessa Australia erano congiunte via terra, mentre i livelli del mare erano più bassi di circa 25-50 metri. Altri territori oggi separati dalle acque dell’oceano erano congiunti, in particolare la Malaysia, Sumatra, Giava e il Borneo.
Per ricreare le condizioni di allora, la studiosa ha utilizzato un modello computerizzato che le ha permesso di analizzare tutti i fattori necessari a compiere il viaggio con successo, tra cui la visibilità in mare, l’accesso all’acqua potabile, le difficoltà del terreno, le condizioni del mare e le tecniche di navigazione. L’indagine ha portato Kealy a concludere che la rotta più comoda passava attraverso una catena di piccole isole che collegavano il Borneo a Sulawesi e terminava al largo della Papua Occidentale, da dove si poteva raggiungere via terra l’Australia.

Isole ancora inesplorate

Così Kealy scrive all’interno del suo articolo: “La visibilità e le distanze più brevi sono i fattori che rendono questa rotta più fattibile per il viaggio. In molti casi vi era visibilità fra un'isola e l’altra. È stato il primo viaggio per mare della nostra specie”. La ricerca aiuterà a spiegare perché alcuni siti archeologici australiani, che testimoniano la presenza dell’uomo attorno a 65 mila anni fa, sono molto più antichi di altri scoperti in paesi ritenuti finora tappa del processo di migrazione.
Le isole indicate dalla Kealy sono in gran parte ancora inesplorate a causa del loro isolamento, dei costi e del confitto politico nella Papua Occidentale, ma una loro indagine potrà fare ulteriore chiarezza sul viaggio compiuto dai primi uomini.

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