Campi Flegrei, vulcano "irrequieto": potrebbe avvicinarsi fase critica

Scienze
Vulcano Solfatara ai Campi Flegrei a Pozzuoli (Fotogramma)
Fotogramma_Campi_Flegrei

Un gruppo di ricercatori ha pubblicato su Nature i risultati del  monitoraggio dell’attività vulcanica, sottolineando l’aumento delle possibilità che possa verificarsi un’eruzione. L’Ingv però non vuole alimentare allarmismi: resta confermata l’allerta gialla

Il vulcano dei Campi Flegrei mostra sempre più segni di ‘irrequietezza’, ma per ora l’allerta nella zona resta “gialla”, ossia di attenzione, la stessa ormai dal 2012. Il monitoraggio dell’attività vulcanica è stato fatto da un gruppo di ricercatori provenienti dall'University College di Londra (Ucl) e dall'Osservatorio Vesuviano dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv). Il team ha pubblicato i propri risultati sulla rivista di settore "Nature Communications". L’Ingv, però, non ha voluto alimentare allarmismi sottolineando la valenza essenzialmente scientifica della ricerca che, per ora, non avrà implicazioni immediate sui provvedimenti di protezione civile.

Un vulcano in costante fermento

Il vulcano dei Campi Flegrei è 'irrequieto' ormai di circa 67 anni, caratterizzati da alcuni momenti di maggiore attività, nei quali si sono verificate piccole scosse locali e sollevamenti del suolo come negli anni Cinquanta, nel 1970 e nel 1980. I ricercatori hanno ora scoperto che l’attività vulcanica che va avanti dal 1950 avrebbe causato un accumulo di energia nella crosta rendendo più alte le probabilità di un’eruzione. "Studiando i movimenti e lo scivolamento del terreno nell’area dei Campi Flegrei – ha spiegato il dottor Christopher Kilburn, direttore del UCL Hazard Centre – pensiamo che si stia avvicinando una fase critica in cui ulteriori disagi possano aumentare le possibilità di un'eruzione". Per ora l’allerta dell’area resta "gialla", così come è da ormai cinque anni a questa parte. Ciò significa che è possibile che un evento calamitoso si verifichi, ma le probabilità che accada sono ancora condizionate da molteplici fattori monitorati ed in evoluzione. Tuttavia, "è imperativo – continua Kilburn – che le autorità siano preparate a questa evenienza".

Un trend già visto

Ancora non è possibile stabilire, secondo gli esperti, se questa 'irrequietezza' del vulcano porterà sul lungo termine ad un’eruzione. Certo, l’attività dei Campi Flegrei – ricorda ancora Kilburn - sta seguendo una tendenza già osservata in precedenza in altre parti del mondo come nel caso del Rabaul in Papua Nuova Guinea, El Hierro nelle Isole Canarie e Soufriere Hills nei Caraibi. "Siamo molto vicini – sottolinea l’esperto – a prevedere l’eruzione di vulcani che sono stati inattivi per generazioni, utilizzando modelli fisici che permettano di capire come si svilupperanno gli attuali disordini". La causa di questa 'irrequietezza' va cercata nel movimento di magma a circa tre chilometri di profondità rispetto alla superficie del vulcano. Un'eruzione è più probabile quando la crosta è stata allungata fino al suo punto di rottura. A quel punto, infatti, la roccia fusa può liberarsi in superficie attraverso le spaccature del terreno. Tuttavia non è un processo automatico. Nonostante si creino degli sbocchi per il magma, infatti, potrebbe essere comunque bloccato da altri impedimenti prima di raggiungere la superficie.

Precedenti e previsioni

I Campi Flegrei coprono un’area di circa 100 chilometri quadrati, nella periferia occidentale di Napoli. Un'eruzione oggi potrebbe avere ripercussioni su una popolazione di circa 360 mila persone che vivono nelle immediate vicinanze e sul milione di abitanti di Napoli. Gli eventi vulcanici degli anni Settanta e Ottanta si sono concretizzati in scosse sismiche cha hanno provocato danni agli edifici e l’evacuazione di decine di migliaia di persone. "I nostri risultati mostrano che dobbiamo essere pronti ad una maggiore attività sismica locale e che dobbiamo essere pronti ad un'altra emergenza, che si tratti di un'eruzione o meno", ha spiegato il co-autore dello studio Giuseppe De Natale.

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