I topi si grattano per imitazione, analisi anche sugli uomini

Scienze
Lo studio ha analizzato dei topi sani messi accanto ad altri affetti da prurito (Getty Images)
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Uno studio ha scoperto cosa accade nel cervello di questi roditori quando vedono un loro simile affetto da prurito. I risultati potrebbero essere utili per comprendere altri tipi di comportamenti

Il prurito è un comportamento sociale "contagioso" non solo per noi esseri umani, ma anche per i topi. È quanto emerge da uno studio pubblicato sulla rivista "Science", secondo cui l’impulso a grattarsi quando si vede un proprio simile fare lo stesso, sarebbe legato agli stimoli che provengono da alcuni neuroni in una regione specifica dell’ipotalamo. Un meccanismo che potrebbe essere valido anche per gli uomini. "Il grattarsi - ha spiegato Zhou-Feng Chen, ricercatore della scuola di Medicina dell’università di Washington e coautore dello studio - è un comportamento involontario evocato da uno stimolo incontrollabile".

 

L’esperimento - Nel tentativo di trovare una risposta a questo interrogativo, Chen e i suoi colleghi hanno messo dei topi sani accanto ad altri affetti da prurito cronico. Il risultato è stato che i primi, cinque secondi dopo aver visto i loro simili grattarsi, hanno aumentato sensibilmente la frequenza di questa stessa azione. Comportamento che è stato riscontrato anche quando "l’esempio" non era in carne e ossa ma solo riprodotto in un video.  

 

Nel cervello - In generale il prurito può essere spiegato solo in parte come fenomeno sociale che aiuta gli animali a impedire la diffusione dei parassiti. E proprio per scoprire qual è il meccanismo che si nasconde dietro a questo comportamento, il team di ricerca è andato a investigare l’attività cerebrale dei topi coinvolti nell'esperimento. L’analisi ha evidenziato che, mentre i roditori si grattavano per imitazione, determinate regioni del cervello erano più sollecitate di altre.  

 

Spiegazioni per l'uomo - Ulteriori analisi hanno evidenziato che, quando i roditori si grattavano, veniva liberato in grandi dosi all’interno del nucleo soprachiasmatico un neuropeptide che secondo gli scienziati sarebbe in grado di trasmettere i segnali relativi al prurito tra la pelle e il midollo spinale. A riprova di questa supposizione il team ha constatato che il neuropeptide, quando è stato iniettato nei topi che non stavano osservando altri esemplari affetti dal prurito, li ha spinti a grattarsi. I risultati di questi esami, secondo Chen, potrebbero aiutare la comunità scientifica a rintracciare meccanismi simili anche negli umani, riuscendo a dare una giustificazione al prurito e a molti altri comportamenti contagiosi, come ad esempio lo sbadiglio.

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