Passi indietro nella lotta alla polio, l’allarme dell’Oms

Salute e Benessere

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha fatto il punto sulla diffusione della malattia, definendo la situazione internazionale ancora “preoccupante per la salute pubblica”  

La diffusione del virus della polio a livello internazionale “resta una preoccupazione globale per la salute pubblica”. A dirlo è il comitato di emergenza dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), in una nota apparsa sul portale web delle Nazioni Unite. Sottolineando come i progressi nella lotta alla diffusione della poliomielite “negli ultimi anni sembrino essersi invertiti", gli esperti hanno indicato un aumento significativo nei casi di poliovirus 1 selvaggio (WPVI), l'ultimo dei tre ceppi che resta da eliminare.

I casi nel mondo

A partire dal 1988, anno in cui l'assemblea mondiale della sanità ha adottato la risoluzione per l'eradicazione mondiale di questa malattia, si è assistito infatti, specie per la diffusione del vaccino, a una drastica diminuzione dei casi, dai 350.000 circa registrati in quell'anno ai 29 del 2018. Dopo l'eradicazione del sierotipo 3, nel 2019, e del sierotipo 2 nel 2015, la preoccupazione riguarda per l’appunto l'aumento dei casi riguardanti il poliovirus 1. Nel 2018, per quanto riguarda questo sierotipo, ci sono stati 29 casi, rispetto ai 113 registrati nel 2019, "senza un successo significativo nell’inversione di tendenza". Il Comitato, ha quindi posto l’accento sul rischio di diffusione internazionale del poliovirus, che resta tutt’oggi “un'emergenza di sanità pubblica di interesse internazionale".

I Paesi più colpiti

A livello internazionale, spiegano gli esperti, la diffusione del poliovirus è ai livelli più alti dal 2014. La trasmissione riguarda in particolare paesi come Pakistan, dove la sfida è quella di contrastare il continuo rifiuto di vaccinarsi da parte di individui e intere comunità, e Afganistan, dove l'instabilità in corso rende inaccessibile somministrare cure e vaccini a numerosi bambini, in particolare nel sud del Paese. Inoltre, vista l'alta contagiosità del virus, la mancata eradicazione potrebbe portare a una ripresa della circolazione anche in aree che hanno bloccato il virus e sono considerate a tutti gli effetti 'polio-free'. Proprio per questo motivo gli esperti hanno anche raccomandato di intensificare il coordinamento per aumentare la copertura vaccinale delle persone che viaggiano attraversando regolarmente le frontiere, così da migliorare il monitoraggio della qualità della vaccinazione nei punti di transito e il monitoraggio dei viaggiatori non vaccinati.

Cos’è la poliomielite

Come riporta il portale dell’Istituto Superiore di Sanità, la poliomielite è una grave malattia infettiva a carico del sistema nervoso centrale che colpisce soprattutto i neuroni motori del midollo spinale. Descritta per la prima volta da Michael Underwood, medico britannico, nel 1789, la patologia è stata riscontrata per la prima volta in forma epidemica nell’Europa di inizio XIX secolo e poco dopo negli Stati Uniti. La diffusione della polio ha raggiunto un picco negli Stati Uniti nel 1952 con oltre 21mila casi registrati. In Italia, nel 1958, furono notificati oltre 8mila casi. La malattia è causata da tre tipi di polio-virus (1,2 e 3), appartenente al genere enterovirus, che invade il sistema nervoso nel giro di poche ore, distruggendo le cellule neurali colpite e causando una paralisi che può diventare, nei casi più gravi, totale. In generale, la polio ha effetti più devastanti sui muscoli delle gambe che su quelli delle braccia. Le gambe perdono tono muscolare e diventano flaccide. In casi di infezione estesa a tutti gli arti, il malato può diventare tetraplegico.  

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