Curata la demenza nei topi rimuovendo alcune cellule del cervello

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Cervello (Getty Images)
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Uno studio ha dimostrato che, eliminando le unità biologiche in stato di senescenza, sarebbe possibile contrastare gli effetti negativi sulla memoria di malattie come il morbo di Alzheimer 

Le cellule della glia, note anche come cellule gliali o neuroglia, costituiscono, insieme con i neuroni, il sistema nervoso. Un recente studio condotto sui topi ha dimostrato che è possibile contrastare gli effetti della demenza, rimuovendo dal cervello le unità biologiche ‘difettose’. La ricerca è la prima a provare che le cosiddette cellule senescenti (le quali hanno ormai perso la propria funzione fisiologica e non sono più in grado di proliferare) contribuiscono alla neurodegenerazione. Togliendole, sarebbe possibile evitare i danni causati dalla demenza. Potrebbe essere una prima forma di difesa contro il morbo di Alzheimer e altre patologie simili.
Il professor Lawrence Rajendran, vicedirettore dell’Istituto di Ricerca sulla Demenza del King’s College di Londra, descrive i risultati dello studio come “emozionanti”.
“Non solo si tratta di un approccio del tutto nuovo, ma apre anche le porte a delle nuove forme di diagnosi e cura delle malattie neurodegenerative, incluso il morbo di Alzheimer”, sostiene Rajendran.
Lo studio è stato pubblicato sulla rivista scientifica Nature.

Le cellule senescenti

La senescenza cellulare fa parte delle difese naturali adottate dall’organismo contro il cancro. Il processo si attiva, infatti, quando le cellule accumulano delle mutazioni che potrebbero condurre a una loro crescita incontrollata. In altre parole, si tratta di un “freno” biologico per prevenire la formazione dei tumori.
Inizialmente, si pensava che le cellule senescenti fossero inutili e del tutto innocue. Tuttavia, alcune ricerche svolte durante lo scorso decennio hanno dimostrato il loro legame con il morbo di Parkinson, il diabete, l’artrite, varie patologie cardiache e l’invecchiamento. Il nuovo studio ha permesso di aggiungere la demenza a questa lista.

Lo studio sui topi

Studiando i topi affetti da una forma genetica di demenza, i ricercatori hanno notato degli accumuli di cellule senescenti nelle regioni del cervello coinvolte nella memoria e nella cognizione, come l’ippocampo.
Gli animali erano stati geneticamente modificati in precedenza affinché il loro corpo producesse una versione difettosa della proteina Tau, responsabile dell’eliminazione delle sostanze tossiche dai neuroni. A causa di questo intervento, i topi hanno gradualmente perso la capacità di apprendere e ricordare nuove informazioni.
Tuttavia, i sintomi della demenza sono spariti quando gli scienziati hanno somministrato ai mammiferi un enzima geneticamente modificato in grado di eliminare le cellule senescenti.
“Quando le cellule senescenti sono state rimosse, abbiamo scoperto che i topi malati avevano recuperato la capacità di ricordare nuove informazioni”, dichiara Darren Baker, biologo molecolare presso la Mayo Clinic del Minnesota e autore dello studio.
I ricercatori desiderano, in futuro, svolgere dei test simili anche sul cervello umano, ma sono consapevoli che non sarà semplice progettarli ed eseguirli.
Baker ha dichiarato che il suo team non è ancora riuscito a capire perché le cellule senescenti causino dei problemi, anche se alcuni studi precedenti suggeriscono che potrebbero secernere delle sostanze chimiche infiammatorie e indurre le cellule vicine a entrare a loro volta in uno stato di senescenza. 

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