Migrazione sanitaria in Italia, nel 2020 spostati 3,33 miliardi di euro dal Sud al Nord

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Secondo quanto emerge dallo studio realizzato dalla Fondazione Gimbe, le tre regioni che hanno iniziato le trattative per l'autonomia differenziata raccolgono insieme quasi la metà della mobilità attiva. Si tratta della Lombardia con il 20%, dell'Emilia-Romagna con il 16,5% e del Veneto con il 13%

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Nel 2020 la mobilità sanitaria interregionale, ovvero il saldo che risulta dalla differenza tra l'attrazione di pazienti da altre Regioni e la 'migrazione' da quella di residenza, ha raggiunto un valore di 3,3 miliardi di euro. Una cifra inferiore a quella degli anni precedenti, ma che riflette le grandi diseguaglianze di servizi sanitari tra Nord e Sud. Emerge da uno studio realizzato dalla Fondazione Gimbe secondo il quale le Regioni con maggiore capacità attrattiva si trovano anche ai primi posti nei punteggi Livelli essenziali di assistenza (Lea).

Le regioni con più attrattiva

Secondo quanto emerge dallo studio, le tre regioni che hanno iniziato le trattative per l'autonomia differenziata raccolgono insieme quasi la metà della mobilità attiva. Si tratta della Lombardia con il 20%, dell'Emilia-Romagna con il 16,5% e del Veneto con il 13%. Un ulteriore 21% viene attratto dalla triade Lazio (8%), Piemonte (7%) e Toscana (5%). Quanto alla mobilità passiva, tre Regioni con maggiore indice di fuga generano debiti per oltre 300 milioni di euro: in testa Lazio (14%), Lombardia (11%) e Campania (10%), mentre mancano i dati sulla Calabria. Complessivamente, l'85,8% degli spostamenti per cure riguardano ricoveri ordinari e in day hospital (69%), seguiti dalle prestazioni di specialistica ambulatoriale (16%). Più della metà del valore della mobilità sanitaria è erogata da strutture private, per un valore di 1.422 milioni (53%), rispetto ai 1.279 milioni (47%) delle strutture pubbliche.

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Cartabellotta: "Flussi economici della mobilità sanitaria scorrono da Sud a Nord"

"I flussi economici della mobilità sanitaria - ha affermato Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe - scorrono prevalentemente da Sud a Nord, in particolare verso le Regioni che hanno già sottoscritto i pre-accordi con il Governo per la richiesta di maggiori autonomie. E oltre la metà delle prestazioni di ricovero e specialistica ambulatoriale finisce nelle casse delle strutture private, ulteriore segnale d'indebolimento della sanità pubblica". Il presidente ha anche sottolineato che "è impossibile stimare l'impatto economico complessivo della mobilità sanitaria che include, tra gli altri, i costi sostenuti da pazienti e familiari per gli spostamenti". Per quanto riguarda i dati del 2020, si tratta di una cifra inferiore a quella degli anni precedenti, ha spiegato Cartabellotta, "in parte in ragione dell’emergenza pandemica che ha ridotto gli spostamenti delle persone e l’offerta di prestazioni ospedaliere e ambulatoriali, in parte per l’esclusione nel 2020 del valore della mobilità della Regione Calabria, che ammonta a circa € 250 milioni".

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