Peste suina africana, a un anno dall'emergenza salgono a 58 i Comuni coinvolti

Salute e Benessere

Il commissario straordinario per l'emergenza, Angelo Ferrari: "Bisogna intensificare gli sforzi perché la Peste suina non è un virus con il quale si possa convivere, va assolutamente eradicato"

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Ad oltre un anno dalla comparsa della Peste suina africana sul suolo italiano, sono 333 i casi totali della malattia veterinaria accertati nella ‘zona rossa’ tra Piemonte e Liguria, dove l'emergenza è scoppiata nel dicembre 2021. Gli ultimi casi, registrati dall'Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Torino, e tutti riscontrati in carcasse di cinghiale, arrivano dalla provincia di Alessandria - tre a Grondona, due a Morbello, uno a Borghetto Borbera -, dalla provincia di Savona (un caso a Sassello) e di Genova (un caso a Tiglieto). Con Borghetto Borbera e Tiglieto sale a 58 il numero dei comuni parte dell’area infetta che hanno avuto almeno una positività nei loro territori. Il numero dei casi totali ammonta ad oggi a 228 unità in Piemonte e 105 in Liguria.

Il bilancio a un anno dall’emergenza

“Le azioni messe in campo, dall'innalzamento di recinzioni di contenimento allo svolgimento di mirati abbattimenti selettivi, hanno fin qui messo in sicurezza la suinicoltura nazionale", sottolinea Ruggero Lenti, presidente Assica (Associazione Industriali delle Carni e dei Salumi), l'organizzazione che, nell'ambito di Confindustria, rappresenta le imprese di macellazione e trasformazione delle carni suine. "Si è così evitato - prosegue Lenti - che i contagi giungessero in zone a più alta intensità di capi suini allevati e di stabilimenti produttivi di carni e salumi, aree in cui i danni sarebbero stati inimmaginabili e molto onerosi da indennizzare". Nelle zone finora colpite dalla malattia infatti sono presenti pochi allevamenti, ma confinano con zone storicamente vocate alla suinicoltura e in cui si concentrano oltre i due terzi dei suini allevati in Italia, base per la produzione di salumi Dop come il Prosciutto di Parma e il Prosciutto di San Daniele.

Esportazioni in crisi

Tuttavia, ricorda l'associazione, molti Paesi "hanno bloccato tutte le esportazioni di carni suine e salumi dall'Italia, con una perdita per il settore di 20 milioni di euro al mese di export”. Un danno duplice perché, oltre al mancato export, si lascia spazio alle imitazioni che, complice la consistente richiesta di salumi italiani all’estero, potrebbero prendere piede grazie al fenomeno dell'Italian sounding: lo sfruttare cioè termini e immagini che rimandano all’italianità per commerciare prodotti che made in Italy non sono. 

“Virus va eradicato”

Per il commissario straordinario per l'emergenza, Angelo Ferrari, "bisogna intensificare gli sforzi perché la Peste suina non è un virus con il quale si possa convivere, va assolutamente eradicato. Avanti perciò con le recinzioni: di quelle previste in Piemonte e Liguria - riassume Ferrari - ne è già stato posato il 78%, su 144 chilometri totali". 

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