Covid, in Giappone variante Delta scomparsa: possibile autoestinzione. Ecco cosa significa

Salute e Benessere

Secondo un gruppo di ricercatori dell’Istituto Nazionale di Genetica e dell’Università di Niigata le mutazioni della proteina nsp14, responsabile della correzione degli errori di copiatura durante la replicazione virale, avrebbero causato un malfunzionamento della stessa, rendendo di fatto impossibile la replicazione del virus

Anche se il Giappone è ancora alle prese con la sindemia di coronavirus Sars-CoV-2, esiste una profonda differenza tra il Paese del Sol Levante e altre nazioni: lì la variante Delta è ormai scomparsa. L’elevato tasso di vaccinazione e l’introduzione di varie misure anti-Covid hanno senz’altro contribuito a questo importante risultato, tuttavia secondo alcuni ricercatori nipponici la mutazione del virus potrebbe essere sparita anche per un’altra ragione.

La possibile autoestinzione della variante Delta

Un gruppo di ricercatori dell’Istituto Nazionale di Genetica e dell’Università di Niigata sostiene che la variante Delta potrebbe essere sparita a causa di un eccesso di mutazioni che l’avrebbe portata ad “autoestinguersi”. Si sarebbe quindi eliminata da sola, in modo naturale. Tutti i virus mutano e nella maggior parte dei casi ciò porta dei vantaggi ai patogeni, che diventano più contagiosi o aggressivi. In alcune rare circostanze può però succedere che i cambiamenti che si verificano durante il processo di replicazione virale si rivelino controproducenti. A causa di questi “errori”, il virus diventa incapace di replicarsi, andando incontro a un’inevitabile scomparsa. I ricercatori ritengono che in Giappone la variante Delta potrebbe essere andata incontro a un destino simile. 

 

Il calo dei contagi in Giappone

Secondo il professor Ituro Inoue, solo la scomparsa della variante Delta può giustificare il rapido crollo dei contagi verificatosi negli ultimi mesi. Attorno al 20 agosto i contagi giornalieri erano circa 24-25 mila al giorno, mentre oggi si verificano poche decine di infezioni quotidiane. Anche la media dei decessi è calata di molto, passando da più di 60 al giorno a 3. I ricercatori ritengono che la variante Delta avrebbe accumulato troppe mutazioni a carico della proteina nsp14, responsabile della correzione degli errori di copiatura durante la replicazione virale. Il suo malfunzionamento avrebbe determinato l’autodistruzione dell’agente virale.

 

Le conclusioni degli esperti

Gli esperti giapponesi hanno formulato l’ipotesi dell’autoestinzione della variante Delta durante un’analisi dell’impatto dell’enzima APOBEC3A (diffuso nella popolazione asiatica, ma non in quella europea e africana) contro la proteina nps14. Questo studio ha portato i ricercatori a notare che la diversità genetica della variante Delta era molto più ridotta di quella della variante Alfa. Ciò ha portato il team del professor Inoue a scoprire che questa versione del virus aveva subito un blocco evolutivo, dovuto all’accumulo di mutazioni sulla proteina nps14. L’estinzione naturale del patogeno sembra l’unica spiegazione plausibile all’importante calo dei contagi. Inoue ha sottolineato che la variante Delta potrebbe andare incontro a un simile destino anche in altre parti del mondo. Si tratta però di uno scenario meno probabile, considerando che all’estero è stato riscontrato un numero di mutazioni a carico di nsp14 minore di quello osservato in Giappone.

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