Dopo la fine del lockdown legato all’emergenza coronavirus, “i cinghiali hanno raggiunto la cifra record di 2,3 milioni di esemplari, con gli animali selvatici nelle città alla ricerca di cibo tra i rifiuti, nei parchi e addirittura nei cortili delle case con evidenti rischi per la salute”. Si tratta di un dato diffuso dalla Coldiretti, in occasione della protesta di agricoltori, cittadini e istituzioni, nelle piazze di tutta Italia
Con l’emergenza legata al Covid, che ha contribuito a ridurre per lunghi mesi la presenza dell’uomo all’aperto, sta proliferando, con un aumento pari al 15% in un anno, la presenza dei cinghiali che invadono città e campagne, dal Nord al Sud dell’Italia. E’ il dato emerso dalla stima prodotta dagli esperti di Coldiretti in occasione della protesta di agricoltori, cittadini e istituzioni, nelle piazze di tutta Italia e con mobilitazioni da Milano a Napoli, da Torino a Bologna, da Palermo a Cagliari, da Bari a Bologna e in tutti i capoluoghi di Regione.
La presenza in Italia di 2,3 milioni di esemplari
“I branchi si spingono sempre più vicini ad abitazioni e scuole, fino ai parchi dove giocano i bambini, distruggono i raccolti, aggrediscono gli animali, assediano stalle, causano incidenti stradali con morti e feriti e razzolano tra i rifiuti con pericoli per la salute e la sicurezza delle persone”, spiega Coldiretti in una nota. Aggiungendo, tra l’altro, che nel nostro Paese e proprio dopo la fine del lockdown legato all’emergenza coronavirus, “i cinghiali hanno raggiunto la cifra record di 2,3 milioni di esemplari, con gli animali selvatici nelle città alla ricerca di cibo tra i rifiuti, nei parchi e addirittura nei cortili delle case con evidenti rischi per la salute”. La situazione legata alla proliferazione dei cinghiali, sottolineano ancora gli esperti, “è diventata insostenibile nelle campagne, con danni per almeno 200 milioni di euro all’anno alle produzioni agricole ma viene compromesso anche l’equilibrio ambientale di vasti ecosistemi territoriali in aree di pregio naturalistico con la perdita di biodiversità sia animale che vegetale”.
Il pericolo legato alla diffusione di malattie
Tra i pericoli legati a questo fenomeno, si legge ancora nel comunicato diffuso da Coldiretti, quello legato alla “diffusione di malattie evidenziato dallo stesso Piano di sorveglianza e prevenzione per il 2021 pubblicato dal ministero della Salute che ribadisce come i cinghiali abbiano una responsabilità fondamentale per la diffusione della Peste Suina Africana (Psa)”. Una delle misure necessarie, in Italia, per regolamentare il processo riguarda “la gestione numerica della popolazione di questi animali”. Proprio per questo motivo, “l’azione secondo il Piano deve essere indirizzata alla riduzione sia numerica che spaziale attraverso le attività venatorie, le azioni di controllo della legge 157/92 articolo 19 e le azioni programmabili nella rete delle aree protette”, riferiscono gli esperti.
Le richieste di Coldiretti
In quest’ottica, Coldiretti ha lanciato un appello, chiedendo che le Regioni “si coordinino strettamente con lo Stato e operino in modo risoluto per attuare le misure previste per il controllo e il contenimento dei cinghiali”. Obiettivo, consentire agli agricoltori di poter fare “richiesta di intervento e procedere direttamente in quanto muniti di apposita licenza”, coordinando azioni di contenimento e prelievo insieme alla polizia municipale e provinciale o a guardie venatorie volontarie, con la possibilità che si possano “delegare le attività a cacciatori abilitati iscritti all’apposito registro regionale”. Tra le richieste, quella di allargare il calendario venatorio fino a comprendere i mesi che vanno da settembre a gennaio, con le carni degli animali che “vengano destinate alla beneficienza nel rispetto di standard di sicurezza o vengano valorizzati a sostegno dell’economia locale”.