Covid, studio: danni al cuore riscontrati in metà dei pazienti con forma grave

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A indicarlo sono i risultati di una ricerca condotta su 148 pazienti Covid con aumentati livelli di troponina ricoverati in sei ospedali britannici

Un mese dopo la dimissione, circa la metà dei pazienti ricoverati per una grave forma di Covid-19 (LE ULTIME NOTIZIE IN DIRETTA) e che mostravano livelli elevati di una proteina chiamata troponina ha riportato danni al cuore. A indicarlo sono i risultati di un nuovo studio, pubblicato sull'European Heart Journal, condotto su 148 pazienti Covid con aumentati livelli di troponina, ricoverati in sei ospedali per malattie acute a Londra e dimessi fino a giugno 2020. Le cause e l'entità della lesione al cuore sono state rilevate tramite una risonanza magnetica (MRI) eseguita almeno un mese dopo la dimissione ospedaliera.
In particolare, come spiegato dai ricercatori britannici, il danno al cuore include infiammazione del muscolo cardiaco (miocardite), cicatrici o morte del tessuto cardiaco (infarto), limitato afflusso di sangue al cuore (ischemia) o combinazioni di tutti e tre.

Lo studio nel dettaglio  

La troponina è una proteina che viene viene rilasciata nel sangue quando il muscolo cardiaco è danneggiato. I livelli di questa sostanza aumentano, per esempio, quando un'arteria si occlude o in presenza di un'infiammazione del cuore. Nei pazienti Covid ricoverati sono stati riscontrati aumentati livelli di troponina durante la fase critica della malattia, ovvero quando l'organismo sviluppa una risposta immunitaria "esagerata" all'infezione.
"Livelli elevati di troponina sono associati a esiti peggiori nei pazienti Covid-19", ha spiegato Marianna Fontana, professoressa di cardiologia all'University College di
Londra (Regno Unito), e coordinatrice della ricerca insieme con Graham Cole, cardiologo consulente presso l'Imperial College di Londra.
"I pazienti con grave malattia da Covid-19 spesso hanno problemi di salute cardiaci preesistenti tra cui diabete, aumento della pressione sanguigna e obesità. Durante una grave infezione da Covid-19, tuttavia, anche il cuore può essere direttamente colpito. Annullare i danni è più difficile, ma le scansioni MRI del cuore possono identificare diversi modelli di lesione, che possono consentirci di fare diagnosi più accurate e di indirizzare i trattamenti in modo più efficace", ha precisato la coordinatrice dello studio.
Confrontando le risonanze effettuate sui pazienti Covid dimessi, con quelle eseguite su un gruppo di controllo composto da soggetti che non hanno contratto l'infezione da coronavirus, sono emerse "prove di alti tassi di lesione del muscolo cardiaco che potevano essere visti sulle scansioni un mese o due dopo la dimissione". "Anche se alcuni di questi potrebbero essere preesistenti, la risonanza magnetica mostra che alcuni erano nuovi e probabilmente causati da Covid- 19", precisano i ricercatori, sottolineando che "nei casi più gravi, si teme che questa lesione possa aumentare i rischi di insufficienza cardiaca in futuro, ma è necessario continuare la ricerca per indagare ulteriormente".

Health workers with the mask inside the intensive care of San Filippo Neri Hospital in Rome, 27 January 2021. ANSA/MASSIMO PERCOSSI

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