Covid, Sinpf: con pandemia un milione di nuovi casi di disagio mentale

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È l'allarme lanciato in apertura del congresso virtuale della Società Italiana di NeuroPsicoFarmacologia, in corso online dal 27 al 29 gennaio. Chi è venuto in contatto col virus sviluppa sintomi depressivi con un'incidenza fino a cinque volte più alta rispetto alla popolazione generale, e si stima che nei prossimi mesi potranno emergere fino a 800mila nuovi casi di depressione, che si andranno ad aggiungere a ulteriori 150mila casi correlati alla crisi economica e alla disoccupazione

La pandemia di Covid-19 (LE ULTIME NOTIZIE IN DIRETTA) sta avendo un impatto non indifferente anche sulla salute psichica delle persone. La paura del contagio, insieme con le condizioni sanitarie, economiche, sociali che si sono create a seguito della pandemia, ha moltiplicato esponenzialmente il disagio psichico, portato a una vera "sindemia":  un mix pericoloso tra pericolo "clinico" e sociale, che potrebbe essere responsabile di circa un milione di nuovi casi di disagio mentale. A lanciare l'allarme è la Società Italiana di NeuroPsicoFarmacologia, durante l'apertura del suo congresso nazionale, in corso dal 27 al 29 gennaio, in forma digitale. Chi è venuto in contatto col virus sviluppa sintomi depressivi con un'incidenza fino a cinque volte più alta rispetto alla popolazione generale, e si stima che nei prossimi mesi potranno emergere fino a 800mila nuovi casi di depressione, a cui se ne andranno ad aggiungere almeno 150mila correlati alla crisi economica e alla disoccupazione.

Sinpf: disturbi psichiatrici in metà dei contagiati

 

In base ai dati comunicati dalla Sinpf in occasione del congresso, emerge che metà delle persone contagiate manifesta disturbi psichiatrici. In particolare, il   42% soffre di ansia o insonnia, il 28% di disturbo post-traumatico da stress e il 20% di disturbo ossessivo-compulsivo.  Inoltre, il 32% di chi è venuto in contatto col virus sviluppa sintomi depressivi. Tuttavia, gli esperti della Sinpf sottolineano che la sindemia da Covid-19 e disagio psichico riguarda anche chi non ha contratto la patologia.
Dai dati presentati emerge, infatti, che tra i familiari dei circa 86mila pazienti Covid deceduti, almeno il 10% soffrirà di depressione entro un anno. "In chi è venuto a contatto col virus la probabilità di disagio mentale è più elevata, con un'incidenza di sintomi depressivi che cresce dal 6 al 32%; fino al 10% di chi ha perso un proprio caro per il Covid-19 andrà incontro a un lutto complicato che si protrarrà oltre 12 mesi, anche a causa delle regole di contenimento del contagio che hanno impedito a molti di poter elaborare il dolore, rivedendo un'ultima volta il congiunto per l'estremo saluto", ha spiegato Claudio Mencacci, co-presidente della Società Italiana di NeuroPsicoFarmacologia e direttore del Dipartimento Neuroscienze e Salute Mentale ASST Fatebenefratelli-Sacco di Milano.

 

L'impatto della crisi economica sulla salute psichica delle persone

 

Secondo gli esperti della Società Italiana di NeuroPsicoFarmacologia, inoltre, la crisi economica conseguente alla pandemia ha un forte impatto sulla salute mentale della persone.
In particolare, in Italia il rischio di depressione raddoppia per chi ha un reddito inferiore ai 15mila euro all'anno e triplica per chi è disoccupato.
In base ai dati, gli esperti stimano che saranno almeno 150mila i nuovi casi di depressione dovuti alla disoccupazione generata dalla crisi economica in corso.
"Dopo una fase iniziale in cui si è fatto il possibile per resistere e si combatteva soprattutto la paura del virus, ora sono subentrati l'esaurimento, la stanchezza, talvolta la rabbia. E ciò che preoccupa è soprattutto l'ondata di malessere mentale indotta dalla crisi economica: le condizioni ambientali e socio-economiche hanno infatti un grosso peso sul benessere psichico della popolazione e la pandemia di Covid-19 sta creando le premesse per il dilagare del disagio", ha precisato Matteo Balestrieri, co-presidente della Società Italiana di NeuroPsicoFarmacologia e professore ordinario di Psichiatria all'Università di Udine. "Siamo quindi realmente di fronte a una sindemia di proporzioni senza precedenti, a cui reagire migliorando l'assistenza e le cure dei pazienti. Occorre puntare a rafforzare i servizi ed è indispensabile essere più vicini possibile ai cittadini. A partire dai medici di famiglia,
che possono intercettare per primi il disagio inviando poi i pazienti dallo specialista".

27 gennaio dash

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