Ricerca sul Parkinson: sarebbe causato dalla mancanza di una proteina

Salute e Benessere
Ricercatori in laboratorio (Foto di repertorio - Getty Images)
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La glicoproteina SV2C sarebbe in grado di controllare il rilascio di dopamina nel cervello: l'assenza di questa sostanza è uno dei sintomi più comuni della patologia

Dall'Emory Health Sciences arriva una nuova ipotesi sul morbo di Parkinson, secondo la quale esisterebbe un collegamento tra la patologia e la glicoproteina SV2C. La ricerca, pubblicata su Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS), suggerisce lo sviluppo di una terapia che miri a stimolare la produzione di SV2C per poter contrastare la malattia.

 

Lo studio - Precedenti studi avevano già preso in esame la glicoproteina SV2C, scoprendo un collegamento tra questa e il fatto curioso che l'abitudine di fumare riducesse il rischio di contrarre il morbo di Parkinson. Il team di ricerca ha creato un deficit della proteina SV2C in un gruppo di cavie da laboratorio: questa condizione si è tradotta in meno dopamina nel cervello degli animali e in una conseguente riduzione del movimento. Contestualmente, le cavie mostravano anche una minore risposta all'effetto protettivo della nicotina, sostanza contenuta nelle sigarette, contro il Parkinson. In più, in alcuni cervelli di pazienti deceduti a causa della patologia, i ricercatori hanno osservato che i livelli di SV2C risultavano alterati.

 

Verso un trattamento - "La nostra ricerca svela la connessione tra la glicoproteina SV2C e la dopamina e suggerisce che una terapia medicinale diretta alla SV2C potrebbe portare benefici alle persone affette da morbo di Parkinson o che soffrono per un disordine legato alla produzione di dopamina", ha dichiarato Gary W. Miller, autore dello studio e professore alla Rollins School of Public Health. Le ricerche sull'origine e le possibili terapie per contrastare il morbo di Parkinson occupano un ampio spazio nel mondo accademico. A dicembre 2016 uno studio statunitense ha ipotizzato che i disordini neurologici siano generati direttamente da alcuni batteri presenti nel microbiota intestinale. Una ricerca dell’Università di Nottingham, invece, ha dimostrato la presenza di una molecola all’interno delle cellule umane che potrebbe essere la chiave per limitare gli effetti dell'età e combattere anche il morbo di Parkinson o l'Alzheimer.

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