Le infezioni prese in ospedale uccidono più degli incidenti stradali

Salute e Benessere
Fino a 700mila casi di infezioni ospedaliere all'anno in Italia (foto di repertorio Getty Images)
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Si stima che in Italia vengano contratte da una percentuale di ricoverati tra il 5 e l’8%, con punte dì 700mila casi complessivi l'anno e un numero di vittime tra le 4.500 e le 7mila

Le infezioni ospedaliere causano ogni anno più morti degli incidenti stradali. È quanto emerso durante l’evento "L’innovazione tecnologica contro le infezioni chirurgiche ospedaliere". Si tratta di complicazioni che hanno anche un impatto economico notevole che si aggira intorno ai 10mila euro per ognuna. Analizzarne i costi, mediante database  amministrativi, è stato lo scopo della ricerca realizzata da Francesco Saverio Mennini, Research Director Ceis Economic Evaluation and HTA, Università di Roma Tor Vergata. Fonte dei dati sono state le schede di dimissione ospedaliera (Sdo) nazionali e regionali (con data di dimissione compresa tra il 1 gennaio 2006 ed il 31 dicembre 2014).

Tra i 4500 e i 7mila decessi l'anno - Gli incidenti stradali causano in Italia ogni anno circa 3.419 morti. Le infezioni ospedaliere sono invece molto più letali, con un numero di vittime che si aggira tra i 4.500 e i 7mila decessi all'anno. Si tratta non solo delle complicazioni più gravi, ma anche delle più frequenti durante la degenza dei pazienti. Si stima che vengano contratte da una percentuale di ricoverati tra il cinque e l’otto per cento, con fino a 700mila casi ogni dodici mesi. Si tratta principalmente di infezioni respiratorie e urinarie e, con frequenza minore, derivanti da ferite dovute a operazioni chirurgiche e sepsi. Tuttavia grazie alla combinazione di innovazioni tecnologiche e costante monitoraggio oggi è possibile prevenire o addirittura evitare circa il 30% dei casi complessivi di infezioni ospedaliere e in particolare il 40-60% di quelle chirurgiche.

 

Le linee guida dell’Oms - Le nuove indicazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità contenute nelle "Global Guidelines for the Prevention of Surgical Site Infection" sintetizzano in 29 raccomandazioni i comportamenti corretti da tenere prima, durante e dopo un’operazione chirurgica al fine di scongiurare infezioni ed evitare il propagarsi di batteri pericolosi. Tra queste, secondo quanto riportato sul portale dell’Oms, le persone che si preparano ad un intervento chirurgico dovrebbero sempre farsi un bagno o una doccia, ma non essere rasati: "I microrganismi che causano infezioni - ha spiegato infatti Nicola Petrosillo, dell'IRCCS Spallanzani di Roma - arrivano sia dalla flora batterica già presente nel paziente che da microrganismi provenienti dall'esterno, ad esempio con le mani degli operatori come veicolo". Gli antibiotici, invece, dovrebbero essere utilizzati solo per la prevenzione delle infezioni, prima e durante l’operazione, ma non dopo. L’obiettivo, si legge, oltre a salvare vite umane, è ridurre i costi e arrestare la diffusione dei superbatteri. "È fondamentale abbattere il rischio, con il lavaggio accurato delle mani, l'adozione di una tecnica operatoria meticolosa, la profilassi antibiotica, il controllo glicemico e la prevenzione dell'ipotermia", ha evidenziato Gabriele Sganga, professore associato di Chirurgia dell'Università Cattolica: "Oggi - ha continuato - ci sono anche le suture rivestite con antisettico inserite come raccomandazione dall'Oms".

 

Valore economico - Il costo correlato ad ogni singola infezione è pari a circa 9.000-10.500 euro. L’impatto economico, nell’arco di un anno, è superiore al miliardo. E con le infezioni si allungano anche i tempi di degenza (7,5-10%). Tra le infezioni ospedaliere, quelle causate dagli interventi chirurgici sono le più gravose dal punto di vista economico. "Il nostro auspicio - ha sottolineato Francesco Saverio Mennini - sarebbe quello di realizzare un Osservatorio permanente sulle infezioni ospedaliere, in collaborazione anche con il Ministero della Salute".

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