La dieta del futuro? Più legumi, meno carne e forse gli insetti

Salute e Benessere
Nella dieta del futuro potrebbero entrare gli insetti, anche in occidente (Getty Images)
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La nostra alimentazione sta diventando sempre meno sostenibile. Per migliorare la situazione occorrerebbe un cambio di rotta, puntando su frutta, verdura e tradizione mediterranea

Un lato del mondo ancora muore perché non ha accesso al cibo, l’altro, al contrario, mangia troppo e male. Così convivono problemi di denutrizione accanto a patologie come l’obesità o il diabete in un contesto di alimentazione non più sostenibile a livello ambientale. La soluzione? Cambiare dieta, per mangiare tutti e mangiare meglio.

 

Nel mondo convivono fame e obesità - Secondo i dati delle Nazioni unite, sono circa 795 milioni gli abitanti del pianeta denutriti e si stima che questa cifra possa salire a due miliardi nel 2050. In pratica, una persona su nove nel mondo non ha cibo a sufficienza per sopravvivere. La scarsa alimentazione è la causa principale di morte nel 45% dei bambini sotto i cinque anni, oltre tre milioni all’anno. Dall'altra parte, ci sono paesi che convivono con patologie come il sovrappeso, l’obesità o il diabete. Stando ai dati diffusi dall’Oms, l’Organizzazione mondiale della sanità, l’obesità nel mondo è più che raddoppiata dal 1980. Nel 2014 quasi due miliardi di adulti, dai 18 anni in su, erano sovrappeso, 600 milioni gli obesi, di cui 41 milioni sono bambini sotto i cinque.  Secondo un report pubblicato quest’anno dall’Oms, poi, sono 422 milioni le persone nel mondo che hanno il diabete.

 

Un’alimentazione insostenibile - In una ricerca dell’Università di Cambridge pubblicata sulla rivista “Nature” si legge che “la crescita dei raccolti non sarà sufficiente a soddisfare la domanda di cibo nel 2050 e un’espansione dell’agricoltura sarebbe necessaria. Tuttavia proprio l’agricoltura è la causa della perdita di biodiversità, la principale responsabile del cambiamento climatico e dell’inquinamento. Di conseguenza una sua espansione non sarebbe auspicabile”. In un rapporto pubblicato su “Scientific America”, si legge che, secondo le stime dell’ “Environmental Working Group”, produrre cibo (mais, farina di soia e altri cereali) per alimentare il bestiame negli Stati Uniti costerebbe 167 milioni di sterline in pesticidi e 17 miliardi in fertilizzanti azotati ogni anno. Tale processo comporterebbe l’emissione di un grosso quantitativo di ossido nitroso, un gas serra 300 volte più potente del diossido di carbonio.

 

La dieta del futuro - Che fare, quindi? Puntare su altri alimenti. Sulle tavole del futuro, dunque, potrebbero esserci gli insetti. Come sostenuto anche dalla Fao, questi animali presentano diversi vantaggi. Forniscono proteine di alta qualità e possono essere integratori dietetici per bambini denutriti. A livello ambientale il loro impatto è decisamente inferiore a quello provocato dall’allevamento di bestiame che, peraltro, è molto più legato alla disponibilità di terreno. In Italia il consumo di insetti è ancora vietato, ma, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo, potrebbe essere una valida ed economica alternativa a cibi più costosi. Una riduzione del consumo della carne tradizionale, dunque, sarebbe non solo auspicabile in futuro, ma anche necessaria, considerando, ad esempio, che i suini producono dalle dieci alle cento volte più gas serra dei vermi della farina.

Nella dieta del futuro non potranno mancare poi i legumi, di cui la Fao ha celebrato l’anno in questo 2016. Dal punto di vista nutrizionale sono un alimento assolutamente completo, il loro impatto ambientale è basso e il loro costo contenuto, tanto che in Italia, negli ultimi anni, il loro consumo sarebbe aumentato.

 

Proteggere la biodiversità - L’Italia è campionessa di biodiversità e su questo dovrebbe puntare per un’alimentazione sostenibile. “La biodiversità va assolutamente tutelata e sostenuta”, sottolinea Paola Palestini, docente di biochimica all’Università Bicocca di Milano ed esperta di scienze dell’alimentazione. La dieta del futuro dovrà tenere conto “della sostenibilità ambientale legata al contesto territoriale e del recupero delle tradizioni alimentari”. La dieta mediterranea è probabilmente ancora la più sostenibile secondo la Palestini, ma “quella classica, ricca di frutta e verdura”. Sul lungo termine servirà “una corretta cultura alimentare da trasmettere alle giovani generazioni che rappresentano la speranza di un cambiamento positivo”.

 

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