Roma, chiesto ergastolo per autore dell’agguato in cui morì poliziotto

Lazio

I fatti risalgono al 1985, quando una pattuglia di polizia stradale fu vittima di un’imboscata sull’autostrada Roma-L’Aquila, poi rivendicata dai Nuclei Armati Rivoluzionari 

Il pm di Roma Erminio Amelio ha chiesto l’ergastolo per Fabrizio Dante, presunto autore dell'agguato in cui, la notte tre il 30 aprile e il primo maggio 1985, morì l'agente della polizia stradale Giovanni Di Leonardo e venne ferito un suo collega, Pierluigi Turrigiani. Secondo l’accusa Dante è responsabile di omicidio volontario e tentato omicidio aggravati dalla premeditazione e dai futili motivi, e con finalità di terrorismo. La svolta nelle indagini avvenne grazie alle recenti tecnologie, che consentirono la comparazione di due impronte palmari, una ritrovata sull'auto della polizia stradale il giorno dell'agguato e l’altra risalente al 1989, prelevata in occasione di un arresto.

L'agguato

L’agguato, che fu rivendicato dai Nuclei Armati Rivoluzionari, avvenne sull'autostrada Roma-L'Aquila, a poca distanza dall'uscita per Castel Madama (Roma). Gli agenti della Stradale notarono due persone in sosta sulla corsia d'emergenza accanto a un'auto con il cofano aperto e i fari accesi. I due fecero loro segno di fermarsi e, quando la pattuglia si avvicinò, da una siepe sbucarono alcuni uomini armati. L'agente Di Leonardo, che era rimasto a bordo dell’auto, secondo quando ricostruito cercò di reagire impugnando la pistola, ma fu raggiunto da un colpo al torace. I due agenti furono poi immobilizzati con le loro stesse manette e gettati in un canale di scolo; gli assalitori fuggirono. Uno dei due poliziotti riuscì a risalire in strada, fermare un'automobilista in transito e chiamare i soccorsi. L'agente Di Leonardo morì dopo poco in ospedale. Secondo la ricostruzione accusatoria, l'agguato sarebbe stato volto a impossessarsi delle armi degli agenti.

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