Omicidio Sara Di Pietrantonio, Cassazione: fu delitto premeditato

Lazio
Foto di archivio

L'ex fidanzato della ragazza è accusato di averla strangolata e bruciato il suo cadavere a Roma, nel quartiere della Magliana, dopo averla perseguitata. I giudici hanno confermato le aggravanti dei motivi abietti e della minorata difesa

Vincenzo Paduano, l'ex guardia giurata accusata di aver strangolato Sara Di Pietrantonio e bruciato il cadavere nel quartiere della Magliana a Roma, deve essere condannato per due reati distinti, l'omicidio pluriaggravato e lo stalking. Lo spiega la Cassazione, confermando anche l'aggravante della premeditazione, nelle motivazioni relative all'udienza del 12 aprile che ha accolto il reclamo del Pg di Roma e dei familiari della vittima contro lo sconto di pena. La decisione della Cassazione è in linea con quanto stabilito dal Gup in primo grado, il quale aveva dato l'ergastolo a Paduano, mentre in appello l'uomo era stato condannato per il solo reato di omicidio. La pena era stata ridotta a 30 anni considerando lo stalking un aggravante e non un reato autonomo. La Cassazione, dopo aver accolto il ricorso della procura generale, ha disposto un processo d'appello bis, ritenendo il reato di stalking non assorbito in quello di omicidio, come invece sostenuto nel primo processo d'appello. "La tesi per la quale il delitto di omicidio aggravato assorbe il delitto di atti persecutori è errata", si legge nella sentenza.

La ricostruzione dell’omicidio

Secondo la ricostruzione degli inquirenti Paduano, mentre era di turno come vigilantes nel quartiere Eur, ha lasciato il posto di servizio ed è andato sotto casa del ragazzo che Sara frequentava. Ha aspettato che la giovane lo riportasse a casa, e quando si è allontanata in auto, l'ha seguita. Lei inizialmente non si è accorta di nulla, ha mandato un messaggio alla madre comunicandole che di lì a poco sarebbe arrivata a casa. La guardia giurata ha poi speronato l’auto dell’ex fidanzata, costringendola a fermarsi. I due hanno litigato e lei ha tentato di fuggire. Paduano ha dato prima fuoco alla vettura, poi ha inseguito Sara, l’ha tramortita, strangolata e bruciata. La ricostruzione è stata confermata dall’autopsia.

I giudici: "È stato un delitto premeditato"

Secondo i giudici l'omicidio, avvenuto il 29 maggio 2016, è stato un "vero e proprio agguato", un delitto "premeditato", come dimostrano "il liquido infiammabile" che l'imputato si era procurato, il post su Facebook "di una frase gravida del tragico senso che avrebbe da li' a breve impresso a quella nottata", e anche il comportamento "cauto" tenuto da Paduano "proprio al fine di tranquillizzare" la ragazza, in modo che lei non tenesse alte le difese". Per questo motivo per i giudici è congrua" l'aggravante della premeditazione, così come quella dei "motivi abietti".

Era stata privata del cellulare e delle chiavi dell'auto

"Il rapporto che l'imputato aveva instaurato era di sopraffazione e di possesso - scrivono i giudici nella sentenza - non potendo tollerare che Sara avesse una vita di relazione a cui lui restava estraneo. Sarebbe improprio parlare nel caso in esame di sentimenti di gelosia, trattandosi invero della volontà di instaurare e mantenere una situazione di dominio sulla persona che pretendeva di possedere". Sara, infine, "non è stata nelle condizioni di cercare aiuto né di scappare, perché, all'evidenza, era stata privata del telefono cellulare e delle chiavi della sua autovettura". Ciò ha reso "sussistente" a carico di Paduano anche l'aggravante della "minorata difesa", conclude la Cassazione.

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