Rieti, giovane ucciso in una battuta di caccia a Santa Rufina-Cupaello

Lazio
Immagine di archivio (ANSA)

La vittima aveva 20 anni. Il colpo, esploso dall'arma di un compagno di battuta, lo ha colpito all'addome intorno alle 10 del mattino

Un ragazzo di 20 anni è morto nella mattinata di sabato 20 ottobre durante una battuta di caccia al cinghiale nella zona di Santa Rufina-Cupaello, frazione del comune di Cittaducale, in provincia di Rieti. Il giovane è deceduto in seguito alle ferite riportate intorno alle 10 del mattino: colpito al basso addome da un proiettile esploso da un compagno di battuta, è stato soccorso dal 118, ma è arrivato all’ospedale San Camillo de Lellis di Rieti in condizioni disperate. È stato subito sottoposto a un’operazione chirurgica per fermare l’emorragia in corso, ma non riuscito a sopravvivere.

Procura apre fascicolo, ipotesi di reato è omicidio colposo

I carabinieri stanno indagando sulla vicenda e stanno cercando di ricostruire la dinamica della vicenda. La procura di Rieti ha aperto un fascicolo a carico dell’uomo che ha esploso il colpo. L’ipotesi di reato è omicidio colposo.

Procacci, Enpa: responsabilità politica del governo

“La responsabilità politica e morale di questa ennesima morte di caccia ricade su chi non ha raccolto l’appello alla chiusura della stagione venatoria, lanciato dopo la morte di Nathan Labolani”, dichiara Annamaria Procacci, responsabile fauna selvatica Enpa. “La vicenda di questo ragazzo ricorda drammaticamente la morte del giovane di 19 anni ucciso ad Apricale, in provincia di Imperia, avvenuta venti giorni fa. Oggi possiamo dire che quella morte è stata del tutto inutile perché non è servita a evitare quest’altra tragedia. Se il governo e il ministro dell’Interno, che hanno tanto a cuore la sicurezza e l’incolumità degli italiani, ci avessero dato ascolto e avessero fermato la stagione venatoria non ci troveremo a piangere un’altra vittima. Un ragazzo poco più che adolescente avrebbe dovuto prepararsi alla vita e invece è stato ucciso da una fucilata per una battuta di caccia”. Secondo la nota dell’Enpa è inaccettabile che in Italia si continui a morire per i “capricci delle doppiette alle quali viene ancora concesso di uccidere per divertimento. L’esecutivo dia un forte segno di discontinuità e di responsabilità facendo l’unica cosa sensata: costringere finalmente i cacciatori ad appendere al chiodo i loro fucili”.  

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