Dura critica alle "bocche mute" che "avrebbero potuto parlare"
(ANSA) - POTENZA, 20 LUG - "Mascherare la riapertura della Chiesa della Trinità dietro il paravento di una 'riorganizzazione funzionale' denota ancora una volta tutta l'ipocrisia e la meschinità di chi dovrebbe fare del rispetto del prossimo e della verità la sua missione di vita": lo ha detto in una nota la famiglia di Elisa Claps, la ragazza potentina scomparsa e uccisa nel 1993, i cui resti mortali vennero trovati nel 2010 nel sottotetto della chiesa della Santissima Trinità, della quale ieri è stata annunciata definitivamente la riapertura a conclusione di lavori di ristrutturazione.
"Non una parola - è scritto nella nota - viene spesa per Elisa, non una considerazione per le ferite inferte ad una famiglia che ha atteso 17 anni di conoscere un pezzo di verità, la parte restante rimane sepolta in quella chiesa coperta da una cortina impenetrabile di omissioni e colpevoli silenzi.
Proseguendo nella lettura apprendiamo che la Trinità dovrebbe essere 'oasi di fede e di speranza nel cuore del centro storico, monito muto a favore di una gioventù che merita più cura e più attenzione da parte della Chiesa e della società'. Crediamo invece che i ragazzi di questa città abbiano bisogno di verità gridate e non di moniti muti come mute sono state le bocche di quanti avrebbero potuto parlare prima e dopo il ritrovamento di Elisa. Il cuore del centro storico, per tornare a pulsare, oltre alla fede e alla speranza, ha necessità di un atto di coraggio e non di ipocriti equilibrismi e di fumose dichiarazioni che confondono anche il più devoto dei credenti. Padronissimi di riaprire la Chiesa - conclude la nota - libera la famiglia Claps di chiamare quel giorno al suo fianco i tanti amici che l'hanno accompagnata in questo tormentato cammino". (ANSA).