Ddl anticorruzione, cosa prevede

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Misura bandiera del M5s, è stata al centro di forti polemiche nella maggioranza. Dallo stop alla prescrizione dopo la sentenza di primo grado, al daspo per i corrotti, dalle intercettazioni al peculato, ecco le misure contenute nella legge, approvata il 18 dicembre

Il ddl anticorruzione, una delle misure bandiera del Movimento 5 Stelle fortemente voluta dal ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, dopo un percorso accidentato anche a causa degli emendamenti proposti e votati dai parlamentari delle due forze di governo, il 18 dicembre ha incassato il terzo ed ultimo via libera da parte della Camera, diventando legge. Dal daspo per i corrotti, all’agente provocatore, fino alla sospensione della prescrizione dopo la sentenza di primo grado, ecco cosa prevede la legge, ribattezzata “spazzacorrotti”.

Stop alla prescrizione

Una della novità più importanti riguarda la prescrizione: dopo la sentenza di primo grado scatta la sospensione. Un emendamento promesso dal ministro Alfonso Bonafede al Comitato dei familiari delle vittime delle stragi italiane. Dopo una dura polemica con la Lega (il ministro per la Pubblica Amministrazione Giulia Bongiorno aveva parlato di “una bomba atomica” nel processo), i due partiti hanno trovato la quadra: il nuovo sistema entra in vigore dall'1 gennaio 2020. Restano comunque le diverse interpretazioni: secondo M5s scatta automaticamente tra un anno, per la precisione a partire dal 2020, per la Lega è subordinato comunque all'approvazione della riforma Bonafede sul processo penale. Protestano i penalisti, che parlano di un tentativo di "restaurazione giustizialista del processo penale".

Daspo per corrotti e agente sotto copertura

II due perni iniziali della norma sono il cosiddetto daspo per i corrotti e l'agente provocatore. Per quanto riguarda il daspo, la norma prevede l'esclusione dagli appalti pubblici e dalla pubblica amministrazione per tutti i soggetti che ricevano condanne in via definitiva superiori ai due anni per reati di corruzione. “Se una persona è condannata in via definitiva per corruzione (e 8 nuovi reati sono stati inseriti) - ha spiegato il ministro Bonafede - non avrà più la possibilità di stipulare contratti con la Pubblica amministrazione. Per condanne fino a due anni, il daspo può durare da 5 a 7 anni. Quando invece la condanna è superiore a 2 anni il divieto è a vita, scritto nero su bianco. Il mio messaggio è che da ora in poi non se la cava più nessuno". Una revoca della "condanna a vita" potrà essere concessa in caso di riabilitazione, ma solo passati 12 anni dall'espiazione della pena. L'altra novità è l'agente sotto copertura per controllare dall'interno eventuali attività criminali e per rendere più efficaci le indagini.

Rafforzate le intercettazioni

Previsto anche un rafforzamento dello strumento delle intercettazioni, dopo che la riforma Orlando è stata accantonata.  Bonafede ha parlato di "una riforma rivoluzionaria. Tutti devono sapere che ci si può fidare nel nostro Paese, che si può investire senza il timore di essere danneggiati da chi usa la corsia preferenziale della corruzione. E che, finalmente, fare i furbi, rivolgersi agli amici degli amici, allungare la mazzetta, sono azioni che apparterranno al passato di questo Paese. Una giustizia che spazzi via per sempre la 'metastasi' della corruzione e che si occupi soprattutto del servizio che offre agli italiani".

Lo scontro sul peculato

Un forte scontro tra Lega e M5s si è consumato sull’emendamento presentato dal Carroccio in Commissione concernente il reato di peculato. La misura prevedeva che non scattasse il reato se la distrazione di denaro "si verifica nell'ambito di procedimento normato da legge o regolamento". È il caso della distrazione di fondi dei gruppi consiliari che sono regolati da regolamento interno. Una misura che il Pd ha ribattezzato “ad Legam”. sostenendo che si trattava di una norma per salvare alcuni dirigenti leghisti come Roberto CotaEdoardo Rixi o Riccardo Molinari, implicati in processi per peculato. Dopo l'ira del M5s, La Lega ha deciso di ritirare l’emendamento. Un nuovo emendamento è stato però presentato in Aula dall’ex M5s Catello Vitiello e grazie al voto segreto è passato con 284 sì e 239 no. Il testo era un'aggiunta all'art. 323 del Codice penale e stabilisce che "la pena non può essere inferiore a due anni se il fatto del pubblico ufficiale o dell'incaricato di pubblico servizio consiste nella appropriazione mediante distrazione di somme di denaro o di altra cosa mobile altrui delle quali ha il possesso o comunque l'autonoma disponibilità per ragione del suo ufficio o servizio, nell'ambito di un procedimento disciplinato da legge o regolamento che appartenga alla sua competenza”. Un voto che ha scatenato nuovamente la rabbia dei pentastellati, prima che anche questo emendamento venisse a sua volta accantonato.

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