Campagna elettorale 2022 su Twitter, analisi delle parole dei leader e del sentiment

Politica

Raffaele Mastrolonardo

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L’analisi dei tweet dei leader dei principali partiti rivela i sentimenti principali su cui i partiti puntano in vista del voto

“Tu chiamale se vuoi emozioni”, cantava Lucio Battisti. E il verso di una delle sue canzoni più celebri risuona tanto più forte in campagna elettorale, quando il contenuto razionale dei discorsi politici va di pari passo con la dimensione più emotiva del messaggio. Vale per le affissioni, per le apparizioni in tv, per i comizi e, nel contesto digitale contemporaneo, anche per i cinguettii condivisi dai leader su Twitter. 

 

Uno dopo l’altro i messaggini esprimono, oltre che parole e idee, anche sentimenti, toni, atteggiamenti che possono essere estratti, studiati e catalogati da software per individuare tendenze e curiosità. 

 

Qualche esempio? L’insistenza sulla “fiducia” da parte di Giorgia Meloni, la “positività” di Enrico Letta, il senso di “anticipazione” di qualcosa espresso da Matteo Salvini. Tutti elementi che emergono dall’analisi svolta da Francesco Branda, ricercatore presso l’Università della Calabria, che con l’aiuto di un programma informatico ha classificato i tweet dei leader pubblicati tra il 21 luglio e il 27 agosto sulla base di otto emozioni principali e del tono più generale che esprimono, negativo o positivo. 

 

I risultati di questo lavoro sono visualizzati nei grafici riportati qui di seguito.

 

Sfoglia l’analisi dei tweet

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Leader che vai emozione che trovi

Sfogliando i grafici si scopre così che il “sentiment”, così si chiama tecnicamente, che ha più spazio nei tweet di Giorgia Meloni è la “fiducia”. Si tratta dell’unico capo di partito in cui questa emozione risulta prevalente sulle altre. L’informazione non stupisce, in fondo, visto che la leader di Fratelli d’Italia può concretamente aspirare a diventare presidente del Consiglio. In vista di questa eventualità, possiamo immaginare, deve rassicurare gli elettori e anche gli interlocutori nazionali e internazionali. 

 

Se si guarda al tono generale dei tweet, si osserva che il capo di partito che più vira all’ottimismo risulta Enrico Letta. Il numero uno del Pd è il contendente con la più alta quota di cinguettii “positivi” rispetto a quelli “negativi”: il 63%. All’opposto, negli account di Calenda e Salvini, i tweet classificati come “negativi” superano, seppur di pochissimo quelli “positivi”; si tratta degli unici due casi in cui questo accade. 

 

Interessante notare, poi, come il senso di anticipazione sia più forte a destra che a sinistra: un tweet su cinque di Meloni e Salvini trasmette questo sentimento di attesa per un evento che deve accadere. Forse i sondaggi che danno la coalizione guidata da Meloni come vincente influiscono su questo aspetto. Per quanto riguarda rabbia e paura, invece, il leader che esprime più spesso queste emozioni in relazione al totale dei tweet condivisi è Giuseppe Conte. 

 

Curioso infine il rapporto tra gioia e tristezza. In tutti i casi analizzati la seconda prevale sulla prima con l’eccezione di Enrico Letta. I messaggini del segretario del Pd classificati come “gioiosi” sono pari a quelli “tristi”. Il leader in cui lo scarto è più grande è, un po’ a sorpresa, Silvio Berlusconi, di solito campione di ottimismo. Ma nel caso del leader di Forza Italia, fa notare Branda, il risultato dell’analisi è meno significativo visto il numero di messaggi complessivamente più basso. Stessa avvertenza vale per le analisi relative a Renzi e Conte, per i quali il ricorso al mezzo è più sporadico rispetto agli altri colleghi presi in considerazione.  

 

Nel complesso - aggiunge Branda - è impossibile dire quanto il tono dei tweet, che costituiscono una parte molto piccola dello sforzo elettorale, sia rappresentativo della più generale campagna di ciascun partito. Tuttavia, non è irragionevole ipotizzare che l’analisi del sentiment di questi messaggi possa essere utilizzata, pur con le cautele del caso, come un’indicazione della strategia complessiva. 

 

Le parole dei leader

Se dalle emozioni si passa invece alle parole utilizzate fin qui dagli account dei leader (qui la prima analisi), si nota che guadagnano terreno gli slogan scelti per la campagna elettorale: “Pronti” di Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni, “Scegli” per Enrico Letta e il Pd, “Credo” per Matteo Salvini e la Lega, “Dalla parte giusta” per Giuseppe Conte e il Movimento 5 stelle. In tutti i casi entrano prepotentemente tra le parole e gli hashtag impiegati più spesso e si distinguono nelle “word cloud”. Stessa cosa per “L’Italia sul serio” di Carlo Calenda e il suo movimento Azione, slogan ripreso anche da Matteo Renzi dopo l’intesa siglata tra i due

 

Per il resto, si nota come “Sinistra” rimanga il termine più utilizzato da Giorgia Meloni, segno forse che la leader di FdI fin qui abbia sentito il bisogno di proporsi come alternativa allo schieramento avversario. Mentre, sempre sullo stesso versante politico, Matteo Salvini continua a battere più degli altri il tasto della “sicurezza” insistendo su concetti come “immigrazione”, “sbarchi”, “clandestini” e pure luoghi simbolo della migrazione dall’Africa come “Lampedusa”. 

 

Anche nei tweet di Enrico Letta compaiono spesso parole riferite all'avversario. “Destra” e “Meloni” fanno capolino frequentemente. Tra i temi proposti si segnalano “scuola”, “giovani” e “diritti”. “Cittadini” e “famiglie” campeggiano nei cinguettii di Giuseppe Conte, mentre “Draghi” troneggia nella word cloud di Carlo Calenda. 

 

Sfoglia le word cloud dei leader

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Il metodo

Una nota sul metodo. Per elaborare le word cloud, Sky Tg 24 ha scaricato tutti i post pubblicati su Twitter dagli account dei leader dei principali partiti dal 21 luglio, giorno delle dimissioni di Mario Draghi, fino alle 10 del 29 agosto. Le parole contenute nei tweet sono state estratte da un software di analisi dei testi che ha eliminato quelle di uso più comune (come, per esempio, gli articoli), e ha calcolato la relativa frequenza dei termini: i primi 100 per ciascun account sono stati infine visualizzati attraverso le nuvole di parole. 

 

I risultati dell’analisi sono influenzati dal numero di tweet presi in considerazione: minore è il numero, meno significativo il risultato, ovvero meno rappresentativo delle posizioni politiche espresse dall'account. La considerazione vale, in particolare, per quegli utenti, come Renzi, Berlusconi e Conte, che hanno usato il social network con minore frequenza. 

 

Quanto alla scelta di Twitter rispetto ad altre piattaforme, dipende dal fatto che questo social media rende tecnicamente più facile lo scaricamento automatico dei contenuti attraverso le sue Api, vale a dire quei protocolli informatici che permettono ad un software esterno di accedere ai dati del social network. 

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