Governo, verso le elezioni. Salvini a Letta: "Parlare di nuove tasse? Da incoscienti"
Il leader della Lega a Cervia: "Nessuna patrimoniale, faremo il contrario di quanto dice". Il segretario del Pd sulle elezioni: "Un terzo polo aiurerebbe le destre". Conte: "Non ci propinate veleni, non lo consentiamo". Calenda su una possibile alleanza con il Pd: "Non possono chiederci di votare Di Maio". Il ministro degli Esteri presenta domani il nuovo partito: "Si chiamerà Impegno Civico". Il leader Iv: "Con questi schieramenti corro da solo al centro"
Boschi: ok coalizione Calenda ma pronti correre soli
"Vogliamo un'alleanza di centro basata sui programmi e non sulla spartizione delle poltrone che non ci interessa come abbiamo dimostrato facendo saltare il governo 'Conte 2'. Puntiamo a un terzo polo moderato, aggregando altre forze come Azione di Carlo Calenda. Ma non abbiamo paura di correre da soli. Supereremo la soglia del 3% e penso che arriveremo anche al 5%". Così Maria Elena Boschi intervenendo ieri sera a 'Gli Incontri del Principe' a Viareggio (Lucca), come riporta una nota degli organizzatori. L'esponente di Iv ha spiegato che il partito è pronto alla sfida elettorale con 5000 volontari al lavoro e il cantiere per la Leopolda anticipata ai primi di settembre che è già aperto. "Di sicuro - ha anche detto, come riporta sempre la nota - non faremo alleanze" con Conte "o con i Cinque Stelle che molti continuano a pensare siano di sinistra anche se non lo sono. Conte dal 2018 si è adattato a tutte le situazioni e a tutte le alleanze". Sul rapporto tra Iv e Pd "le coalizioni si fanno sui contenuti. Non possiamo più ripetere gli errori del passato".
Presidente Cei: politica sia mossa da amore per il bene comune
Politica, povertà, fake news e guerra. Sono i temi che Matteo Maria Zuppi, arcivescovo metropolita di Bologna e presidente della Cei, affronta in un'intervista a 'La Nuova Sardegna'. Zuppi sarà ospite della serata di apertura della Pastorale del Turismo organizzata in Ogliastra dalle diocesi di Nuoro e di Lanusei il 2 agosto prossimo. Dopo la nomina a presidente della Cei, Zuppi ha sentito Papa Francesco: "Mi ha detto di non perdere il buonumore e di mettercela tutta". Sulla politica e le sue dichiarazioni dopo le dimissioni di Draghi in cui sottolineava "è l'ora dei doveri e delle responsabilità", concetto ribadito anche ieri dal Papa, l'arcivescovo dice: "È un appello che guarda lontano. La fibrillazione elettorale ci può anche stare in questo periodo. La nostra preoccupazione, sottolineata anche dal Papa, guarda in alto e aiuterà tutti a capire la sfida e ad affrontarla con tanta attenzione per l'interesse nazionale che è l'interesse di tutti: non solo quello dell'Italia, ma anche dell'Europa". L'arcivescovo non crede che si sia persa la fiducia nella politica: "Credo che, pur con punti di vista diversi, la politica debba essere mossa da un principio di amore per il bene comune e non per un interesse personale". Secondo Zuppi c'è tanta sofferenza sociale: "C'è anche tanta preoccupazione. Il Pnrr non è soltanto uno spunto, ma vuole anche aiutare tutti a guardare e a preparare il futuro".
Bonetti: serve un centro moderato e riformatore
"Il Paese ha diritto a una rappresentanza moderata e
bisogno di un centro riformista. Di un baricentro solido, uno sguardo libero dalle polarizzazioni, proprio quando la politica delle parti contrapposte ha dimostrato di fallire alla prova delle sfide cui la storia ci sta sottoponendo. Una forza coraggiosa e innovativa, un pluralismo di energie giovani, competenti, costruttive. Capaci di connettere e portare alla luce quelle reti e esperienze straordinarie che sono l'anima autentica del Paese". Lo scrive Elena Bonetti in una lettera ad Avvenire. "Senza questo metodo - sottolinea la ministra per la Famiglia e le pari opportunità - senza la visione sulla complessità del tutto la politica non avrà strumenti per affrontare le sfide che abbiamo davanti: la nuova fiscalità, la transizione energetica, ambientale e digitale, una nuova politica sociale non ideologica, capace di rimuovere le disuguaglianze e liberare energie, un modello umano di lavoro.
Estate: 27 mln in viaggio ma si riducono durata e spesa
Il nuovo picco dei contagi, l'inflazione, il caro energia e la percezione di instabilità politica del paese si fanno sentire sulle partenze estive degli italiani. Secondo un'indagine di Confcommercio con Swg molti andranno in vacanza - 27 milioni, come nel 2019 - ma la recrudescenza pandemica fa crollare le partenze di luglio a 12,3 milioni rispetto ai previsti 16,8 milioni. Rincari e crisi politica incidono su agosto e settembre: si riducono di 3 milioni i viaggi di 7 giorni o più e aumentano quelli di durata media (3-6 giorni) e soprattutto i mini break. In calo anche il budget, specialmente sulle vacanze di media durata.
Cento: facciamo sinistra che manca, Santoro ha ragione
"Michele Santoro ha posto una grande questione
democratica, di rappresentanza. Ma la sua iniziativa rischia di essere vana se il governo non farà un decreto con cui si consente di raccogliere le firme elettroniche con lo spid o con la carta identità elettronica, com'è avvenuto con il referendum". Lo dice Paolo Cento in una intervista a Repubblica. "Per un partito non rappresentato in Parlamento servono 60mila, entro il 22 agosto: un'impresa impossibile da realizzare. Percio' il governo deve intervenire". Volete rieditare la sinistra radicale? "No. Mi accontento di una sinistra normale, del ventunesimo secolo, innanzitutto ecologista. Non c'e' bisogno di una sinistra ideologica. Manca un partito cosi'". Con Conte? "Se vogliamo battere la destra devono esserci anche i Cinquestelle. Non si capisce perché sono stati esclusi".
Mulè (FI): Pd vuole tassare italiani anche dopo la morte
"Il segretario del partito democratico, Enrico Letta, butta giù la maschera e intervistato dal direttore Gennaro Sangiuliano a Tg2 Post svela la vera anima inossidabile della sinistra: tassare, tassare, tassare. Dopo essere stato fermato da Forza Italia durante il governo Draghi sull'ipotesi di introdurre una patrimoniale sulla 'successione' (il premier lo liquidò dicendogli che non era il momento di mettere le mani nelle tasche degli italiani), oggi rilancia la sua proposta: inseguire con le tasse gli italiani anche dopo la morte. Perché per il Pd è lo Stato che decide che cosa deve fare un cittadino dei suoi soldi guadagnati con sacrifici e pagando le tasse, mentre Forza Italia abolì la tassa di successione durante i governi presieduti da Silvio Berlusconi. La proposta di Letta è demagogica e strampalata: prevede che muoiano contemporaneamente oltre 400mila italiani (l'1 per cento dei contribuenti) consentendo al Pd di confiscare parte dei loro patrimoni. Una follia che va di pari passo con l'altra proposta dei suoi alleati di Sinistra italiana che vorrebbero introdurre una patrimoniale sui patrimoni netti per persona fisica superiori ai 500mila euro (bastano una casa e pochi risparmi). Ecco la sinistra che chiede il voto ai cittadini: la coalizione delle tasse e nulla più. Per questo Forza Italia con il centrodestra rimane l'argine invalicabile a questa sinistra rapace grazie al consenso che chiediamo il 25 settembre", lo scrive in una nota il sottosegretario alla Difesa e deputato di Forza Italia, Giorgio Mulè.
Cuperlo: 'Conte non è il Melenchon italiano'
"Il M5S ha rotto il patto su cui si reggeva il governo Draghi e si è assunto una responsabilità grave. Qualunque alleanza non può incrinare il profilo del Partito democratico, della forza che incarna l'alternativa di cui l'Italia ha bisogno". Così Gianni Cuperlo del Pd a La Stampa. È un problema o un valore aggiunto l'ingresso di Mara Carfagna e Mariastella Gelmini in Azione? "Verso chi ha scelto di lasciare un partito dove ha militato per anni è giusto avere rispetto. Detto ciò ogni accordo deve riuscire a fermare questa destra rendendo credibile un'offerta di valori, contenuti e programmi".
Qualcuno immagina uno spazio per un Mélenchon italiano. Possono essere Conte e Michele Santoro a interpretare questo ruolo? "Non è tempo di 'papi' stranieri. Ho apprezzato l'evoluzione di Conte nella legislatura ma è difficile immaginare che la storia di Mélenchon possa venire assimilata con chi ha sostenuto i decreti sicurezza di Salvini. A Santoro dico che un'alternativa progressista e di sinistra deve contare su una forza portante che competa per il primato nelle urne".
Qualcuno immagina uno spazio per un Mélenchon italiano. Possono essere Conte e Michele Santoro a interpretare questo ruolo? "Non è tempo di 'papi' stranieri. Ho apprezzato l'evoluzione di Conte nella legislatura ma è difficile immaginare che la storia di Mélenchon possa venire assimilata con chi ha sostenuto i decreti sicurezza di Salvini. A Santoro dico che un'alternativa progressista e di sinistra deve contare su una forza portante che competa per il primato nelle urne".
Zaia: 'per vincere uscire da gabbie ideologiche'
"Potremmo anche vincere le elezioni. Ma se non lanciamo il cuore oltre l'ostacolo, rischiamo di costruire un governo che finisce un'epoca senza iniziarne una nuova". Così Luca Zaia al Corriere della Sera. "Dobbiamo uscire da gabbie ideologiche che lasciamo volentieri alla sinistra. Il tema è dare risposte non di maniera. Sull'immigrazione, lo dico perché è un nostro cavallo di battaglia da sempre".
"E non possiamo lasciare alla sinistra il monopolio del pensiero sociale, non possiamo appaltare ad altri riflessioni sull'ambiente, che è un tema che coinvolge intere filiere. Senza avere paura di alcun argomento: arrivo a dire che noi dobbiamo avere un punto di vista anche su sessualità e 'nuove famiglie' che non sia un riflesso condizionato. Essere di centrodestra non vuol dire coccolare amarcord ideologici. Dobbiamo contrastare una narrazione che ci descrive come quelli con l'anello al naso".
Ma qui c'è da vincere le elezioni e magari formare un governo. È fiducioso? «Per entrambe le cose che lei ha indicato, la conditio sine qua non è un programma solido, condiviso e di grande visione. Dobbiamo disegnare il Paese che vogliamo per i prossimi 15 anni".
"E non possiamo lasciare alla sinistra il monopolio del pensiero sociale, non possiamo appaltare ad altri riflessioni sull'ambiente, che è un tema che coinvolge intere filiere. Senza avere paura di alcun argomento: arrivo a dire che noi dobbiamo avere un punto di vista anche su sessualità e 'nuove famiglie' che non sia un riflesso condizionato. Essere di centrodestra non vuol dire coccolare amarcord ideologici. Dobbiamo contrastare una narrazione che ci descrive come quelli con l'anello al naso".
Ma qui c'è da vincere le elezioni e magari formare un governo. È fiducioso? «Per entrambe le cose che lei ha indicato, la conditio sine qua non è un programma solido, condiviso e di grande visione. Dobbiamo disegnare il Paese che vogliamo per i prossimi 15 anni".
Calenda: 'Pd corteggia Fico? Wow...'
"Wow". Carlo Calenda commenta così via twitter un articolo de La Stampa in cui si sostiene che il Pd stia 'corteggiando' Roberto Fico.
Fedriga: rimarrò in Regione non farò il ministro
"Non farò il ministro. Rimarrò in Regione, se i cittadini mi rivoteranno nel 2023. Preferisco fare il presidente della mia Regione". Così in un'intervista a 'La Stampa' il presidente del Friuli Venezia Giulia e della Conferenza della Regioni, Massimiliano Fedriga interviene sulle elezioni e sulla caduta del governo Draghi. Era "inevitabile", sottolinea, "Lega e Forza Italia non potevano fare altro che dire andiamo avanti, ma senza Cinque stelle. Altre soluzioni sarebbero state pura anarchia e un danno per la reputazione di Draghi che ha capacità e autorevolezza enormi". Secondo Fedriga, "Draghi ha un'autorevolezza riconosciuta da tutti: quando parla condiziona le decisioni degli altri capi di Stato, e questo è stato un vantaggio enorme per il Paese". Sul caso Russia, invece, commenta: "Il capo dei servizi Gabrielli ha definito infondate le notizie di questi giorni. Ma anche se tutto fosse vero, la sostanza è che un'ambasciata straniera ha chiesto informazioni sul governo italiano, cosa che avviene regolarmente con tutte le ambasciate". Parlando, poi, di una possibile vittoria del centrodestra alle elezioni pensa che "non ci sia nulla di scontato, anche se i sondaggi ci danno la vittoria a mani basse. Dobbiamo lavorare, dare la certezza agli elettori che abbiamo persone capaci di mettere in pratica le cose, abbiamo gli esempi dei governi nelle Regioni e nei Comuni".
Ronzulli: FI è baluardo dei valori europei
Ribadisce la sua fiducia in Forza Italia, "vorrei continuare in piena coerenza il percorso svolto in tutti questi anni, dal quale non ho mai neanche sognato di allontanarmi" e accusa chi ha lasciato gli azzurri di aver tradito il mandato degli elettori facendo un "compromesso al ribasso", legati più "alla poltrona" che "ai valori". Così Licia Ronzulli, vicepresidente del gruppo Forza Italia al Senato, in un'intervista a 'Qn', commenta la fuoriuscita di alcuni esponenti di spicco dal suo partito. Secondo la senatrice il partito non sta implodendo: "Nulla di più lontano dalla realtà, parliamo di 7 parlamentari su 131 - sottolinea - di implosione parla solo chi spera che questo accada. FI non solo è forte, è attrattiva, perno intorno al quale ruota il centrodestra nella sua componente europeista, cristiana, liberale, atlantista e garantista". E parlando del ruolo del centrodestra in Europa spiega: "FI fa parte del primo partito dell'Europarlamento, il Ppe, è baluardo dei valori europei. Il centrodestra, che non ha bisogno di essere accreditato in Ue, svolgerà un ruolo centrale nella politica estera e comunitaria". Sulla possibilità che le ministre Maria Stella Gelmini e Mara Carfagna, passate ad Azione di Carlo Calenda, possano far parte dell'alleanza con il Pd, Ronzulli sostiene di "non riuscire a comprendere".
Crippa: Conte ha disfatto campo largo. Dialogo con Pd
"Sono in una fase di riflessione profonda. La scelta che mi sono visto costretto a fare pesa molto. Vediamo cosa accade nei prossimi giorni", "con il Pd, per ovvie ragioni, c'è sempre stato un dialogo costante, anche in quel famoso mercoledi' in Senato". Lo dice Davide Crippa spiegando al Corriere della Sera le ragioni del suo addio al Movimento 5 stelle. "Il problema non è la discussione che abbiamo visto in questi giorni sul vincolo dei due mandati, soprattutto per un movimento che ha derogato a molte altre
regole, ma ciò che il M5S oggi è o vuole essere, una casa che non riconosco piu'", aggiunge Crippa. "Sono vicino a Grillo da tempo, ho condiviso con lui ogni passo, soprattutto dallo scorso anno al momento dell'avvento di Conte come capo politico e alla riscrittura delle regole e dello Statuto del partito, tanto sofferto e dibattuto. Non mi sento tradito, semplicemente non comprendo piu' la strategia e le logiche che guidano certe azioni". L'errore piu' grande di Conte? "Disfare il progetto del campo largo progressista e la consegna della testa di Draghi alla destra".
regole, ma ciò che il M5S oggi è o vuole essere, una casa che non riconosco piu'", aggiunge Crippa. "Sono vicino a Grillo da tempo, ho condiviso con lui ogni passo, soprattutto dallo scorso anno al momento dell'avvento di Conte come capo politico e alla riscrittura delle regole e dello Statuto del partito, tanto sofferto e dibattuto. Non mi sento tradito, semplicemente non comprendo piu' la strategia e le logiche che guidano certe azioni". L'errore piu' grande di Conte? "Disfare il progetto del campo largo progressista e la consegna della testa di Draghi alla destra".
Zaia: uscire dalla gabbie ideologiche per vincere
"Potremmo anche vincere le elezioni. Ma se non lanciamo il cuore oltre l'ostacolo, rischiamo di costruire un governo che finisce un'epoca senza iniziarne una nuova". Così in un'intervista a 'Il Corriere della Sera', il governatore del Veneto, Luca Zaia parla del centrodestra e delle elezioni. Secondo Zaia l'errore più grande che potrebbe fare la destra è "avere paura di cambiare". "Io non penso che le maglie politiche possano diventare divise militari - sottolinea - credo che come Lega e come centrodestra abbiamo dei valori, alcuni dei quali irrinunciabili. Ma i progetti che dobbiamo costruire, devono rifuggire da facili fondamentalismi e da dogmi indiscutibili". "Dobbiamo uscire da gabbie ideologiche che lasciamo volentieri alla sinistra", prosegue. Secondo il governatore del Veneto non si può "lasciare alla sinistra il monopolio del pensiero sociale, non possiamo appaltare ad altri riflessioni sull'ambiente, che è un tema che coinvolge intere filiere". Ma non solo: "Arrivo a dire che noi dobbiamo avere un punto di vista anche su sessualità e "nuove famiglie" che non sia un riflesso condizionato - commenta- essere di centrodestra non vuol dire coccolare amarcord ideologici. Dobbiamo contrastare una narrazione che ci descrive come quelli con l'anello al naso". Per Zaia bisogna pensare ai giovani "e su quella base, prendere decisioni magari impopolari". Secondo il presidente del Veneto per vincere le elezioni e formare un governo "la conditio sine qua non è un programma solido, condiviso e di grande visione. Dobbiamo disegnare il Paese che vogliamo per i prossimi 15 anni".
Speranza: destra pericolosa non dividere il campo
Crede che sia un errore "dividere il campo dell'alternativa", invita tutti "alla riflessione" e sulla spaccatura tra Conte e il Pd ribadisce che "l'avversario è la destra, dividendo il campo dell'alternativa la stiamo favorendo". Così in un'intervista a 'Il Corriere della Sera', il ministro della Salute, Roberto Speranza su elezioni e alleanze. "Bisognerebbe evitare di lasciare alla destra una prateria nei collegi - sottolinea - voglio essere chiaro, non si tratterebbe di fare alleanze o coalizioni. La legge elettorale prevede solo apparentamenti". Parlando di Calenda e Renzi, poi, precisa: "Non mi piace il gioco della torre - commenta - penso però che la fragilità del sistema politico italiano ha fatto esplodere troppi personalismi e a volte persino narcisismi. Io su questo terreno non voglio starci". Così spiega la sua linea: "Con la comunità di Articolo Uno abbiamo deciso di costruire la lista Democratici e Progressisti, di cui siamo cofondatori e che è il fatto nuovo di questa campagna elettorale". "Stare insieme al Pd e ad altre forze nella lista Democratici e Progressisti - spiega - è solo il primo passo". Secondo Speranza, "bisogna costruire una forte agenda sociale, partire dai salari, dal potere di acquisto dei redditi più bassi, dalla difesa della scuola, della sanità pubblica e dell'ambiente. Vogliamo un programma coraggioso". E l'agenda Draghi? "Era un compromesso tra forze politiche diverse. Noi abbiamo bisogno di un'agenda fortemente sociale e radicalmente alternativa alla destra. Questa destra è un pericolo per l'Italia".
M5S, D'Incà: ho scelto di lasciare dopo il non voto su fiducia
Sostiene di aver maturato la scelta di abbandonare il M5S "la sera del 20 luglio, dopo il non voto sulla fiducia" perché si è sentito "estraneo" nel suo "stesso gruppo" e non per la questione legata al doppio mandato. Lo spiega in un'intervista a 'La Repubblica', il ministro dei Rapporti con il Parlamento, Federico D'Incà. Parlando di quel giorno sottolinea: "Una giornata di confronto tesissimo, dove ho assistito in presa diretta alla fine del governo Draghi - racconta - quando sono rimasto solo nella sala del governo mi sono detto che dovevo lasciare il M5S, quella giornata non poteva rappresentare me e i miei valori". Secondo D'Incà, quanto accaduto è legato "da una parte, a una certa inesperienza politica o ingenuità del M5S. Dall'altra, nel centrodestra c'è stato grande cinismo". "Sono convinto che oggi i cittadini, senza guardare la classica distinzione tra populismo, sovranismo, destra o sinistra - osserva - penseranno al senso di responsabilità. A chi lo ha avuto e a chi no". Quindi, parlando di cosa farà adesso e di un suo eventuale passaggio al Pd spiega: "Ora sono concentrato sui lavori parlamentari della prossima settimana, l'ultima effettiva per Camera e Senato. Sul decreto aiuti ci sono ancora 14 miliardi stanziati. Abbiamo provvedimenti importanti da approvare, sia in Cdm che nelle Capigruppo ho chiesto di poter concludere la legislatura in maniera ordinata". Poi, "cercherò di poter comprendere il da farsi parlando con la mia famiglia". Secondo D'Incà "per non consegnare il Paese alle destre serve l'impegno di tutti, il campo è quello delle forze progressiste", assicura.
Fedriga: "Non farò il ministro, Draghi leader autorevole"
"Lega e Forza Italia non potevano fare altro che dire 'andiamo avanti, ma senza Cinque stelle'. Altre soluzioni sarebbero state pura anarchia e un danno per la reputazione di Draghi che ha capacità e autorevolezza enormi". Lo afferma in un'intervista alla 'Stampa Massimiliano Fedriga, presidente del Friuli Venezia Giulia e della Conferenza delle Regioni. "Penso che non ci sia nulla di scontato, anche se i sondaggi ci danno la vittoria a mani basse. Dobbiamo lavorare, dare la certezza agli elettori che abbiamo persone capaci di mettere in pratica le cose, abbiamo gli esempi dei governi nelle Regioni e nei Comuni". "Non farò il ministro. Rimarrò in Regione, se i cittadini mi rivoteranno nel 2023. Preferisco fare il presidente della mia Regione" conclude.
Boschi: "Iv non ha paura a correre da sola"
"Noi non abbiamo paura a correre da soli come Italia Viva. Siamo pronti, abbiamo già organizzato la Leopolda il prossimo 1, 2 e 3 settembre a Firenze". Così l'ex ministro Maria Elena Boschi, parlando ad un incontro pubblico organizzato questa sera a Viareggio. "Ci sono già più di cinquemila volontari - ha poi aggiunto l'esponente di Italia Viva - che sono disponibili a darci una mano in questa campagna elettorale. Siamo pronti e organizzati sul territorio".
Parlamento, dopo elezioni sarà in formato ridotto: 200 seggi al Senato e 400 alla Camera
Dopo le Politiche di settembre, quelle che si riuniranno saranno due Camere inedite, dimagrite di circa il 30% dei parlamentari: il numero di deputati passa da 630 a 400 e quello dei senatori eletti da 315 a 200, più i cinque senatori a vita. Entra in vigore, infatti, la riforma costituzionale varata nel 2020. Se la sforbiciata risolverà i soliti problemi di spazio, rimangono dei dubbi sulla funzionalità degli organismi, specie per Palazzo Madama. COSA CAMBIA
Forza Italia, chi sono i fuoriusciti dal partito dopo la mancata fiducia a Draghi
La scelta di Silvio Berlusconi di non partecipare alla votazione per verificare la tenuta del governo non è piaciuta a tutti. Hanno così abbandonato la forza politica i ministri Mariastella Gelmini, Renato Brunetta e Mara Carfagna. A dire addio agli azzurri anche Mara Carfagna, Andrea Cangini, Giusy Versace e Annalisa Baroni. IL FOCUS
Letta: "Alleanze per noi difficili. Berlusconi e Salvini arresi a Meloni"
"Stiamo cercando di costruire un progetto, una proposta", mentre "il centrodestra e' stato molto più rapido di noi, perché per noi è più difficile non perché siamo più incasinati ma perché di là Salvini e Berlusconi si sono arresi a Meloni, si sono consegnati a Meloni. Per noi è più difficile, ma stiamo lavorando e costruendo e rispetteremo i tempi ai primi di agosto e poi in campagna elettorale parleremo di contenuti". Lo ha detto il segretario del Pd, Enrico Letta.