Coronavirus e Fase 2, polemica per le messe che rimangono sospese. Pd annuncia emendamento

Politica

Nel nuovo Dpcm non è prevista la possibilità di celebrare cerimonie religiose, una decisione che ha provocato la reazione della Cei: “Compromesso l'esercizio della libertà di culto”. Critici diversi partiti. Regione Lombardia studia come ripartire

La mancata revoca dello stop alle messe nella prima parte della Fase 2 dell’emergenza coronavirus (GLI AGGIORNAMENTI - LO SPECIALE - “IO RESTO A CASA” - GRAFICHE) continua a far discutere. Ieri il premier Giuseppe Conte ha illustrato il nuovo Dpcm, che dal 4 maggio prevede qualche apertura dopo il lockdown (I CODICI ATECO DELLE ATTIVITÀ CHE RIAPRONO). Tra le altre cose, ad esempio, saranno permessi i funerali con un numero limitato di persone. Ma non sarà possibile, appunto, celebrare cerimonie religiose. Una decisione che, subito dopo la conferenza di Conte, è stata criticata dalla Cei. “I Vescovi italiani non possono accettare di vedere compromesso l'esercizio della libertà di culto”, ha tuonato in una nota. Poco dopo Palazzo Chigi ha precisato: “Già nei prossimi giorni si studierà un protocollo che consenta quanto prima la partecipazione dei fedeli alle celebrazioni liturgiche in condizioni di massima sicurezza”. Ma oggi le polemiche non si fermano, con diversi partiti che criticano la decisione, il Pd che annuncia un emendamento e la Lombardia che studia la ripartenza (IL CALENDARIO DELLE RIAPERTURE - COME SARANNO I TRASPORTI - COSA CAMBIA PER LO SPORT - CHI SONO I "CONGIUNTI"?).

Il Pd annuncia un emendamento

Stefano Ceccanti, costituzionalista, già presidente della Fuci e capogruppo del Pd in Commissione Affari costituzionali della Camera, ha annunciato che il Partito Democratico presenterà giovedì in aula alla Camera un emendamento che avvia il percorso normativo per la celebrazione delle messe domenicali e dei riti delle altre religioni. “È del tutto legittimo che varie confessioni religiose, superata la fase più dura dell'emergenza, intendano eliminare restrizioni alla libertà di culto che possono apparire ora sproporzionate. È altrettanto legittimo che il governo intenda salvaguardare in modo stringente la tutela della salute delle persone, compresa quella di coloro che intendono esercitare la libertà di culto”, ha detto Ceccanti. “A tutt'oggi – ha aggiunto – non sembrano esistere ancora soluzioni tecniche condivise che consentano di fare un deciso passo avanti, che però appare concretamente possibile. Appare ragionevole utilizzare il primo strumento normativo a disposizione, il decreto 19 che arriva in Aula giovedì, per stabilire tempi e modi della procedura”.

Lombardia al lavoro per permettere messe

A prendere posizione contro la mancata revoca alle messe è stata anche la Regione Lombardia, che ha fatto sapere di essere “al lavoro con Prefettura, Comune e Arcidiocesi di Milano per sostenere la possibilità di riaprire le chiese per le celebrazioni religiose in una cornice di massima sicurezza, all'insegna del distanziamento e dell'uso dei dispositivi di protezione". "L' auspicio – si legge in una nota – è quello di giungere al più presto a una soluzione condivisa che possa tenere conto tanto delle esigenze di cautela, quanto della necessità di tornare a garantire il diritto di culto ai cittadini”.

Le altre reazioni

Ma reazioni contro il prolungamento dello stop alle messe sono arrivate da più parti. “Hanno ragione i vescovi, si facciano in sicurezza", ha scritto su Facebook Enrico Rossi, presidente della Regione Toscana. “Trovo davvero incomprensibile che si impediscano ancora le celebrazioni. Se si toglie l'acqua santa nelle chiese, se si mantiene il distanziamento facendo sedere una persona per banco, se si impone l'obbligo delle mascherine, francamente non se ne capisce la ragione”, ha commentato invece la ministra renziana delle Politiche agricole, Teresa Bellanova, in un'intervista a Repubblica. "Vogliamo tornare a Messa e fare l'Eucarestia: è un nostro diritto”, ha detto Elena Donazzan, assessore regionale del Veneto e responsabile nazionale Lavoro e Crisi aziendali di Fdi. Contrariata anche Forza Italia. “Mi pare irragionevole e addirittura inutilmente persecutorio mantenere il divieto alle cerimonie religiose”, ha il leader dichiarato Silvio Berlusconi. E Mariastella Gelmini, capogruppo di Forza Italia alla Camera, ha annunciato su Twitter: "Forza Italia è pronta a votare in Parlamento per modificare il Dpcm e per consentire così la possibilità di celebrare le messe".

Le motivazioni del comitato scientifico

Per motivare la decisione di non riaprire già dal 4 maggio le funzioni religiose, i tecnici del Comitato Tecnico Scientifico hanno parlato di “criticità ineliminabili”. In particolare, il comitato ritiene che “la partecipazione dei fedeli alle funzioni religiose comporta, allo stato attuale, alcune criticità ineliminabili che includono lo spostamento di un numero rilevante di persone e i contatti ravvicinati durante l'Eucarestia". Quindi, a partire dal 4 maggio e "per le successive tre settimane", "non essendo ancora prevedibile l'impatto che avranno le riaperture parziali e il graduale allentamento delle misure attualmente in vigore sulle dinamiche epidemiche, il Cts reputa prematuro prevedere la partecipazione dei fedeli alle funzioni religiose".

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