Salvini al citofono, Bonaccini: "È stato squallido"

Politica

Dal Partito Democratico accuse al leader leghista: Bonaccini lo definisce "squallido", il segretario Zingaretti lo invita a "suonare a casa dei mafiosi". E anche la Cei commenta: "Non è stato un atteggiamento particolarmente felice"

Salvini suona il citofono, il Pd risponde. Non si placano le proteste per l’iniziativa del leader leghista, che martedì scorso a Bologna si è reso protagonista della ricerca di un presunto “spacciatore tunisino”, suonando alle abitazioni di un quartiere della periferia e documentando il tutto con l’immancabile video postato sui social network.

L’affondo di Zingaretti

E dalla provincia di Bologna, dove è in tour per gli ultimi giorni di campagna per le elezioni regionali, il segretario del Pd Nicola Zingaretti ha invitato Salvini a “smetterla di picconare l'Italia con polemiche, odio, magari citofonando agli studenti che devono studiare”. Poi, l’affondo: “Citofonassero ai mafiosi, anzi catturassero i mafiosi, visto che quando ha fatto il ministro dell’Interni questo non lo ha fatto”. Immediata la replica di Salvini, che ha risposto come aveva fatto poche ore prima con le stesse accuse rivolte da Fabio Volo: “Mi chiedono di citofonare ai mafiosi? Ricordo che la villa ai Casamonica con la ruspa l'ho abbattuta io. E a Corleone il commissariato di polizia confiscato alla mafia l'ho inaugurato io. Se c'è qualcuno a cui sto sulle palle sono proprio mafiosi e camorristi”.

Bonaccini all’attacco

Anche il governatore uscente e candidato del centrosinistra in Emilia-Romagna Stefano Bonaccini ha commentato: "La campagna elettorale di Salvini al citofono è uno dei punti più bassi mai raggiunti. È veramente squallido, un messaggio poco edificante che arriva ai cittadini da un ex ministro dell’Interno”. Quanto all’attuale inquilina del Viminale, la ministra Lamorgese si rifugia in un diplomatico: “Non parlo di fatti specifici”. Più loquace il predecessore di Salvini, Marco Minniti: “È un episodio molto grave, un momento triste per la democrazia italiana. Mi ricorda i totalitarismi di destra e di sinistra: le soffiate dei vicini, poi il Tribunale del popolo e le Ss passavano…”, ha dichiarato l’ex ministro.

La voce dei vescovi

Qualche obiezione arriva anche dal mondo cattolico, con il segretario generale della Cei mons. Stefano Russo che dice: “Vorrei evitare di entrare in casi particolari e di dare giudizi sulle persone, ma non è stato un atteggiamento particolarmente felice". In precedenza il presidente dei vescovi italiani, il cardinale Gualtiero Bassetti, aveva risposto così alle domande dei giornalisti con un laconico: "Io devo ribadire i principi di fondo, umani e cristiani, che valgono per tutti e poi ognuno li applica".

Nessun pentimento

Ma nonostante le polemiche e uno scontro diplomatico con la Tunisia, il leader leghista non fa passi indietro e ribadisce: “Ho fatto assolutamente bene. Quel signore poteva essere di Milano, di Bolzano o della Finlandia. Il problema non è essere italiani o tunisini, il problema è che la droga uccide e bisogna combattere la droga, strada per strada e citofono per citofono".
 

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