Migranti, Salvini risponde all'ex Pink Floyd Roger Waters: “Ospitali a casa tua”

Politica

Il leader della Lega ha replicato su Twitter al fondatore della band inglese, che durante il Festival del cinema di Venezia si era detto felice della caduta del governo italiano. Il cantautore lo aveva anche paragonato ai “neofascisti” Boris Johnson e Viktor Orbán

“Nessuno ti impedisce di ospitare, a tue spese, migliaia di immigrati”. Ha risposto così Matteo Salvini a Roger Waters, fondatore dei Pink Floyd, che aveva espresso soddisfazione per l’uscita dal governo del leader della Lega. Nel tweet polemico, l’ex ministro dell’Interno ha anche ironicamente citato un verso di Another brick in the wall - “Hey, teachers, leave them kids alone” (Professori, lasciate stare i ragazzi) -, che nella canzone faceva riferimento agli insegnanti che opprimevano gli alunni imponendo le loro idee.

L'antefatto

Lo scorso 6 settembre, durante la presentazione del docufilm Roger Waters Us + Them alla 76esima edizione del Festival del cinema di Venezia, il cantautore inglese ha duramente attaccato Salvini (“Grazie a Dio se ne è andato”), ritenendolo responsabile dell’ondata di “neofascismo” in Italia. Il musicista lo ha poi paragonato al premier britannico Boris Johnson e all’ungherese Viktor Orbán. “Se non ci mettiamo assieme e resistiamo alle nuove forze neofasciste che stanno facendo collassare il nostro pianeta, non rimarrà niente per i nostri figli”, ha infine sottolineato.

Un rapporto problematico

Non è la prima volta che esponenti del mondo della musica entrano in polemica con il leader della Lega. In Italia, sono noti gli scontri tra Salvini e Lorenzo Fragola (“Canta che ti passa”), J-Ax (“È solo un poveretto”) e Morgan (“Mi mancavano le sue lezioni”). E a livello internazionale, c’è un precedente: nell’ottobre 2018, durante un concerto a Milano, Bono Vox degli U2 aveva associato l’ex ministro dell’Interno al “diavolo”; qualche mese prima aveva anche invitato il governo italiano a essere “più umano” nella gestione della crisi migratoria, nell’epoca dei porti chiusi.

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