Crisi di governo, trattativa Pd-M5s. Anche ipotesi donna presidente Consiglio: i nomi

Politica

Zingaretti, forte del mandato ottenuto dal proprio partito, detta le regole: serve discontinuità. Si lavora a figure di garanzia: Cottarelli o Giovannini. Ma si fa largo anche l'idea della prima donna presidente del Consiglio: Severino o Cartabia

Mentre sono in corso le consultazioni al Quirinale (LA DIRETTA), il Partito democratico apre alla trattativa col M5S. Il segretario dem, Nicola Zingaretti, dopo il mandato ottenuto all’unanimità dalla direzione del proprio partito, detta le regole: un programma di cinque punti, no a un Conte bis a Palazzo Chigi, serve discontinuità (LE CONDIZIONI DEL PD). 

I nomi

Si lavora quindi a un nome di garanzia, come quello di Enrico Giovannini, ex presidente dell’Istat e ministro del Lavoro durante il governo Letta, dell’economista Carlo Cottarelli o dell’ex presidente dell’Anac Cantone. Ma spunta anche l’idea della prima donna a Palazzo Chigi: si fanno i nomi dell’ex ministro della Giustizia Paola Severino e Marta Cartabia, vicepresidente della Corte costituzionale dal 2014 (CHI È).

Una donna a Palazzo Chigi

Cartabia è costituzionalista e docente di diritto costituzionale all'Università di Milano-Bicocca. Nel 2011 è stata la terza donna a diventare giudice della Corte costituzionale. Il nome dell'ex ministro Severino, invece, circola da alcuni giorni a Montecitorio. E sarebbe stato fatto anche a palazzo Grazioli, durante la riunione che si è tenuta ieri sera, 21 agosto, alla presenza di Berlusconi e dei vertici di Forza Italia. In Fi si ritiene che uno dei possibili punti di convergenza tra dem e pentastellati possa essere l'ex ministro del governo Monti.

5 punti programmatici di Zingaretti

L'offerta al M5S fatta da Zingaretti è basata su cinque punti programmatici. Non tutti apprezzati dai pentastellati. A partire da quell'accenno alla democrazia rappresentativa, interpretato come un affondo contro un “totem” pentastellato. Addirittura c'è chi sostiene che sia stata una mossa “offensiva”. E anche sui punti legati all'immigrazione e alla sicurezza ci sarebbero delle riserve. "Ma perché non ha citato la riforma degli accordi di Dublino? E non dimentichiamoci che il Pd nella scorsa legislatura aveva Minniti al Viminale", ha osservato un esponente pentastellato.

Pd-M5s, i punti su cui è possibile una convergenza

Per l'ala del Movimento 5 stelle che spinge per un accordo "si può ragionare" con il Pd su diverse convergenze, a partire dall'ambiente, dalla necessità di una maggiore equità sociale, dalla revisione di Quota 100, dalla cancellazione della flat tax, dal taglio al cuneo fiscale. Tuttavia il negoziato, seppur partito a livello di vertice, ha trovato subito degli ostacoli anche sulla composizione del governo. Fonti parlamentari pentastellati sottolineano il timore di Conte di non essere “coperto” dal Movimento, altri non escludono uno “scambio” tra M5s e Pd così che nel ruolo di commissario Ue venga indicato un esponente dem come Letta o Gentiloni.

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