Dai roghi alle infiltrazioni mafiose: i temi del dossier rifiuti in Campania

Politica
Immagine d'archivio (Ansa)

La regione rischia presto una vera emergenza: negli ultimi cinque mesi si sono verificati otto incendi e per le strade o nelle piazzole ci sono 5 milioni di tonnellate di immondizia da rimuovere. In tutto questo, la camorra sfrutta il business per i suoi interessi

Il tema dei rifiuti torna periodicamente al centro del dibattito politico. La discussione sulla presenza dei termovalorizzatori in Campania (COSA SONO) è solo l’ultima di una lunga serie di questioni che compongono il dossier sul tavolo dei diversi governi. Nella giornata di lunedì questo dossier approderà di fronte al presidente del Consiglio Conte e i suoi ministri, riuniti a Caserta per discutere della situazione in Campania.

I temi al centro del dibattito

Nella regione, le questioni aperte sono molte. Si va dai continui roghi agli impianti pubblici e privati che trattano rifiuti, agli oltre 5 milioni di tonnellate di immondizia da rimuovere, oggi abbandonate lungo le strade o ferme da anni su immense piazzole sotto forma di “ecoballe”. E poi: le oltre centinaia di siti - tra discariche censite e abusive - da bonificare; l'impiantistica regionale che non parte e il tema della raccolta differenziata, vero e proprio tallone d’Achille. E infine la camorra, che continua a interessarsi del settore dei rifiuti condizionando le scelte di amministrazioni pubbliche e aziende private.

I roghi dei rifiuti

In particolare, è tornata al centro delle cronache campane la questione dei roghi di rifiuti. Negli ultimi cinque mesi, si contano almeno otto roghi in Campania, la cosiddetta Terra dei Fuochi. Decine di tonnellate di scarti sono andati in fumo dopo essere stati accumulati in aziende private e stabilimenti pubblici - da ultimo lo stir di Santa Maria Capua Vetere - provocando nubi tossiche e proteste dei cittadini. La metà dei roghi si è verificata nel Casertano, tra cui alla Lea srl di Marcianise, che dopo settimane continua ad emettere fumi tossici. Sono poi andati a fuoco gli stir di Battipaglia (Salerno) e Casalduni (Benevento), nel Napoletano un'azienda di San Vitaliano e la De Gennaro di Caivano, dove erano depositati rifiuti in carta e plastica conferiti da moltissime amministrazioni comunali, tra cui la quasi totalità di quelle casertane e napoletane. E ancora, la situazione rimane molto critica a Torre del Greco (Napoli) dove sono stati incendiati rifiuti e dove le isole ecologiche sono piene di spazzatura da smaltire.

Il rischio di un’emergenza

In questa situazione, c'è chi sottolinea che non basta indagare e sorvegliare. Servono invece soluzioni strutturali, come l'incremento della raccolta differenziata per i rifiuti riciclabili e la costruzione di impianti di compostaggio che lavorino la frazione umida. Su quest’ultimo punto continua però a esserci l'opposizione delle comunità locali e il governo ha poche competenze, quasi tutte in mano alla Regione. Il rischio è quindi che scoppi presto un'emergenza rifiuti. Può accadere per esempio nel Casertano, dove l'unica discarica ancora attiva, la Marruzzella di San Tammaro, sta per esaurirsi, mentre molti comuni continuano a inviare con esborsi notevoli i rifiuti, specie l'umido, in altre regioni o all'estero. E decine di aziende private operano in nero, scaricando i propri scarti anche per strada. Molte di queste sono destinatarie di interdittive antimafia ma continuano lo stesso a lavorare nei comuni grazie a proroghe, su cui spesso è intervenuta la magistratura, arrestando sindaci e amministratori locali.
 

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