Il Def s'ha da fare, nonostante i tecnici cattivi. Anzi, con loro

Politica

Massimo Leoni

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Bisogna decidere i numeri della manovra. E a via XX Settembre scommettono sulla continuità. Nonostante Casalino  

Giornatona a palazzo Chigi. Il decreto Salvini approvato all’unanimità (non è per nulla un’eccezione, ma l’entusiasmo del vicepremier fa pensare che lo sia), dopo proficua interlocuzione con il Quirinale (lo rivela il premier) che dovrebbe aver risolto i principali problemi che il testo poneva dal punto di vista costituzionale e pure se in tanti, pure di vista lunga, non riescono ancora a vedere i requisiti di necessità e urgenza che devono motivare il decreto legge. Ma, soprattutto, incontri e riunioni continue sull’aggiornamento del Def e sulla #manovradelpopolo, ashtag nuovo di zecca, evidentemente figlio della giornatona.

Tutti insieme, più volte: Conte, Di Maio, Salvini, Tria, Savona. Perché il premier volerà a New York. E tornerà proprio in tempo per la presentazione della nota di aggiornamento del Def. Importante assai, perché contiene i famosi piccoli numeri che fanno litigare gialli e verdi: crescita del pil, indebitamento, rapporto tra debito e pil. Il secondo in particolare: sembra essere quello di confermare o negare che questo è il governo del cambiamento. Dall’interno delle riunioni, lo sguardo è ottimista: “dal mio ufficio esce da giorni una fumata bianca, continua”, dice il premier. L’Ansa conferma: sulla manovra, passi avanti decisivi. E’ perché i tecnici che non si mettono più di traverso dopo le minacce di Casalino? Difficile. L’apparato non può essere licenziato né da Tria, né da Casalino. E troppo spesso ci si dimentica - per esempio - che Daniele Franco, ragioniere generale e probabile, principale bersaglio delle annunciate rappresaglie pentastellate, va in pensione in primavera.

Al ministero raccontano che questi famigerati tecnici hanno altro da fare e tra poco entreranno in immersione permanente per la finanziaria. Notano che le parole di Casalino, tutto sommato, hanno aiutato a chiarire di chi sia la responsabilità politica delle scelte che saranno tradotte in articoli della legge di bilancio. Ricordano che già Renzi se la prese con i “burosauri”, mutazione genetica dei consiglieri di stato e loro affini, al tempo degli 80 euro che vedeva circondati da nemici. Per ultimo, c'è da considerare un fatto, passato quasi sotto silenzio: Michele Quaroni, consigliere diplomatico al ministero dell’economia con Pier Carlo Padoan, è stato mandato da questo governo a Bruxelles, a lavorare con l’ambasciatore Massari. E Giovanni Pugliese, che occupava quel posto a Bruxelles, ora fa il consigliere diplomatico di Luigi Di Maio. Cioè: continuità (e forse contiguità) sostanziale, al di là e a prescindere dalle dichiarazioni, sempre di rottura. Se è davvero così, si saprà leggendo quei famosi piccoli numeri scritti nel Def, il 27 settembre.   

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